I rossi, i neri e il popolo del dito medio



Le sfide del millennio sono costituite dall’immigrazione incontrollata, dai cambiamenti climatici e dall’ennesima rivoluzione industriale che sconvolge gli attuali asset lavorativi, creando sconvolgimenti occupazionali e disorientamenti aziendali.
Il mondo che cambia costringe le economie a nuovi orientamenti, inediti e imprevedibili, che spaventano tutti e spingono i capitalisti alla cautela, creando stagnazioni, disoccupazione e decrescita, che tradotto in soldoni vuol dire miseria nera.
Secondo gli economisti i problemi del millennio non possono essere affrontati dai singoli stati ma andrebbero contrastati attraverso una cooperazione a livello mondiale.
Per rendere efficace tale sinergia sarebbe necessario l’abbattimento dei vincolo statali che proteggono le nazioni sovrane dagli attacchi da parte di paesi avversi, sia fisici che economici.
Da qui nascono le moderne correnti di pensiero che hanno soppiantato il vecchio dualismo tra destra e sinistra, cioè il globalismo e il protezionismo; puntualmente rappresentati dalle vecchie sinistre il primo e dalle destre il secondo, mentre i partiti populisti somministrano empiriche ricette tese al salvataggio di capra e cavoli.
Ben venga la cooperazione mondiale dunque, all’insegna di un futuro prospero, sotto l’egida di una sana quanto “disinteressata” alleanza tra popoli.
Alleanza  che agli occhi dei bambini potrebbe anche sembrare legittima, se non fosse per gli speculatori, che da tutto questo traggono enormi guadagni. Ancora una volta è il lato oscuro della finanza a dettare l’agenda e a pagarne le conseguenze sempre i comuni mortali.
Cittadini spaesati e inconsapevoli si dividono una personalissima verità, dedotta dai pochi elementi messi a disposizione dalla cronaca.
I parlamenti sono sempre più divisi apparentemente tra progressisti e populisti, in realtà sono le lobby finanziatrici che dettano le regole del gioco, un gioco comandato come sempre dal banco, da chi detiene il potere finanziario e che foraggiando chi rende loro i servigi più opportuni alla propria causa, disegna il futuro dell’economia come un sarto cuce un abito su misura.
Come probabilmente è sempre avvenuto, anche stavolta il rosso e il nero sono alimentati dalle economie che se ne servono, dando l’illusione di una legittima motivazione ai rispettivi sostenitori.
Nel frattempo l’homo sapiens è divenuto sempre meno sapiens e tra l’ignoranza strutturale ottenuta con l’impoverimento della macchina scolastica, tra il disorientamento totale indotto da campagne promotrici di inutili se non dannose crociate verso tematiche anche serie ma antitetiche al vero problema e armi di distrazione di massa, sta perdendo di vista il vero obiettivo degli speculatori, che è quanto di più prezioso posseggano i paesi civili, il proprio parlamento.
Finchè il potere risiede nelle mani di un popolo elettore, nessuna minaccia speculativa potrà mai soppiantare gli interessi di una nazione.
Un parlamento per quanto corrotto sarà sempre un ostacolo all’economia selvaggia, che mira a rimpiazzarne i meccanismi con organi di fattura “privata”, cioè a consegnare l’intero potere tra le mani delle multinazionali, che già adesso governano il mondo.

Ci stanno indicando la luna lasciandoci vedere solo il dito e mentre la guerra tra poveri idioti ci appassiona, l’innaturale destino deciso a tavolino dagli illuminati si va concretizzando.

Brett

 

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