Call of Duty: Il Richiamo al Dovere.

Chi si ricorda quei manifesti che negli anni a cavallo tra i 70 e gli 80 invitavano i giovani ad arruolarsi nell’Esercito, piuttosto che nella Marina o nell’Aviazione? Erano gli anni della scuola Radio Elettra, del Postal Market e delle presentatrici Avon. Mestieri alternativi che nascevano dall’insufficienza occupazionale, quel male cronico di cui soffre l’Italia da sempre. Tempi in cui si faceva prima a contare i disoccupati che gli occupati, i tempi della lottizzazione del lavoro da parte della politica, epoca in cui “Il Posto” era gestito dagli esponenti di Partito in percentuali diverse, a secondo della partecipazione al Governo, in puro stile “Natali”
La campagna di reclutamento ebbe un grosso successo, nel giro di qualche anno i vari comparti della Difesa colmarono il gap che si era formato tra pensionati e nuovi assunti. Ma la Difesa pagò cara quell’operazione, infatti ad arruolarsi furono principalmente elementi sotto acculturati di ogni classe e provenienza, creando un danno di immagine di proporzioni epiche. All’epoca bastava un diploma in Ragioneria o da Geometra a generare aspettative occupazionali molto più prestigiose e meglio retribuite, anche se l’aiutino del Santo in paradiso era fortemente consigliato, se non d’obbligo. Dunque nelle varie branche della Difesa entrarono a far parte buzzurri e ignoranti, chiunque non potesse contare sul proprio grado di istruzione o su altre “doti” personali. Negli anni a seguire spopolarono le barzellette sui Carabinieri, generalmente intesi come lavoratori in divisa militare. Dunque, la stessa reputazione fu acquisita da Finanzieri, Marinai, Poliziotti, ecc. Dare del “Carabiniere” a qualcuno suonava quasi come un’offesa.
Dal momento che il problema della disoccupazione non ha mai incontrato miglior sorte, è lecito immaginare che anche quei mestieri derisi, schivati e snobbati, abbiano ricevuto consensi insperati negli ultimi 30 anni. Un Paese in crisi occupazionale permanente, dove la svendita del lavoro è iniziata molto prima del 2008, anno stimato come inizio della crisi mondiale, la saturazione di ogni settore impiegatizio ha creato un incremento anche tra la popolazione ecclesiastica. Anche quest’ultima ha subito un danno in immagine, provocato da tutti coloro che hanno abbracciato la professione religiosa, confondendola con la vocazione. Come in un qualunque settore merceologico, la quantità ha prevalso sulla qualità. Mai tanti scandali avevano sconvolto il Vaticano come negli ultimi anni. Fare il Prete ormai è un mestiere come un altro, forse lo è sempre stato ma certamente la fame di lavoro e di benefici difficilmente ottenibili per altre vie, ha riempito le diocesi di finti Preti, di impiegati in sottana, disposti a celebrare liturgie, messe e cerimonie in cambio di una retribuzione economica e di uno stipendio, per quanto esiguo, elargito dalla Chiesa. Ovviamente le restrizioni del caso sono da esercitare in gran segreto, certi vizi rimangono quasi sempre secretati dietro le sacre mura ecclesiastiche, tranne le ormai innumerevoli eccezioni, che negli ultimi tempi riempiono intere pagine di cronaca, gettando ulteriore fango su una Chiesa sempre meno credibile, sempre più improbabile.
Ma c’è anche un’altra categoria più inflazionata che mai, la Politica. Quelli che un tempo furono risorse al servizio del Paese, oggi sono impiegati mediocri che gravano sul bilancio statale. Un’altra posizione prettamente missionistica e riservata a pochi competenti, divenuta un vero e proprio consorzio dove si dispensano posti (a volte fissi, a vita) di lavoro a iosa. Cultura e spirito patriottico, che dovrebbero animare gli attuali Politici così come lo furono un giorno i loro predecessori, sono valori che attualmente non vengono nemmeno menzionati tra i requisiti richiesti. Il Parlamento italiano è diventato un enorme supermercato dove trovano impiego i più improbabili elementi, spesso emarginati dai contesti lavorativi reali, che ripiegano alla grande su un’attività che tutto sommato, non richiede particolari conoscenze o carismi, nemmeno ideali. Basta essere uno Yes Man, votare come dettano i capi gruppo, garantendo fedeltà e obbedienza. Il nulla ideologico, la Politica vista come una gestione di impresa, il Berlusconismo sdoganato negli anni post Tangentopoli e ulteriormente rinforzatosi nell’iperliberismo globale, ha creato veri e propri spazi impiegatizi all’interno del panorama politico nazionale. Tra Parlamento centrale, Regioni, Comuni, il fantasma delle ex Provincie nominalmente abolite ma delle quali i dipendenti costano più di prima, enti vari e ministeri, i posti di lavoro sono centinaia di migliaia. L’unica cosa che distingue gli impiegati politici da quelli semplici, è lo stipendio. Quelle che furono cariche onorifiche e pertanto “non retribuite”, sono diventati i posti di lavoro maggiormente ambiti, i più rimunerati e i quali benefit vanno oltre l’immaginabile. Dalla pensione facile alle assicurazioni sui morsi di insetti, dai viaggi a sbafo ai vitalizi reversibili.
In piena crisi economica, tutto questo suona come un pugno nello stomaco, specialmente per i milioni di Italiani che, seppure qualitativamente superiori alla stragrande maggioranza di questi politici da strapazzo, non mettono insieme il pranzo con la cena. Anche la Politica, come i Preti e i Carabinieri, ha subito il suo danno in immagine. Forse ne risente più di ogni altra categoria ed essendo oggi annoverata tra gli elementi più sprovveduti della storia, risulta praticamente impossibile venirne fuori, dal momento che un eventuale rinnovamento dovrebbe provenire proprio dalla classe dirigente.
Se i Carabinieri hanno messo riparo a quella scellerata politica di reclutamento degli anni 70 che infangò la divisa, innalzando i requisiti necessari all’arruolamento. Se anche il Vaticano ha dedicato molta più attenzione verso gli aspiranti seminaristi, la Politica pare proprio non accorgersi della propria costante decadenza. Ladri e delinquenti hanno sempre occupato una percentuale di poltrone più o meno importante. Collusi, faccendieri e infiltrati di Mafia e Massoneria, sono presenti nei Governi da quando è nata la Repubblica. Ma una percentuale di improvvisati, farlocchi e mestieranti di tale portata, non si era mai vista nella storia.
“L’unico politico ladro è un politico incapace” chiosò il saggio Giulio, scandendo di fatto le virtù e la zavorra, tipiche di un soggetto governativo. Secondo Andreotti, l’onestà amministrativa di un Politico non è importante quanto l’onestà intellettuale e la competenza. Meglio un politico ladro e capace che un onesto inadeguato. Ma quando le due accezioni negative si sommano negli stessi elementi, il disastro è assicurato. Parola di Belzebù.

Brett

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