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La sindrome di Stoccolma


Sindrome_di_Stoccolma
Il 23 agosto 1973 alle ore 10:15 circa, un uomo di nome Jan-Erik Olsson, evaso dal carcere di Stoccolma tentò una rapina alla sede della Sveriges Kredit Bank e prese in ostaggio tre donne e un uomo. La prigionia e la convivenza forzata di ostaggi e rapinatore durò 131 ore al termine dei quali i malviventi si arresero e gli ostaggi furono rilasciati senza che fosse eseguita alcuna azione di forza e senza che nei loro confronti fosse stata posta in essere alcuna azione violenta da parte del sequestratore. Nei sequestrati si verificò una reazione emotiva automatica, sviluppata a livello inconscio, secondario al trauma creatosi con l’essere “vittima”.
Benché a livello cosciente si possa credere che, in una situazione di sequestro, il comportamento più vantaggioso per il sequestrato sia “farsi amico” il sequestratore, in realtà la “Sindrome di Stoccolma” non deriva da una scelta razionale, bensì come riflesso automatico. Questo “legame positivo”, tuttavia, scaturente da una convivenza in qualche modo involontaria, interessa, indistintamente, sia l’ostaggio sia il carceriere: cementando sempre più il legame tra le due entità, sviluppa il concetto di un “NOI qui dentro” contro un “LORO che stanno fuori”.
Perfino intere nazioni possono risentire di tale disturbo. Una che conosciamo molto bene è proprio la nostra Patria. E’ risaputo che l’Italia non è mai stato un Paese libero ma più o meno dominato da numerose classi monarchiche, oligarchiche e para-governative. Lo si evince dal fatto che perfino adesso che dovremmo godere di una Repubblica Democratica, di fatto non si è liberi per niente. Ogni Governo che si insedia tende a prevaricare il volere del popolo, che di fatto rimane sottoposto a volontà ed azioni che vanno in altre direzioni rispetto a quanto preventivamente auspicato e contro i suoi stessi interessi. Monarchia, Repubblica nata con la complicità prima e con poltrone in Parlamento poi di esponenti mafiosi, Fascismo e poi ancora una Repubblica imbavagliata dai “salvatori di oltre oceano”, verso i quali ci siamo auto-condannati ad una fedeltà eterna. A rifinitura del quadretto, tra i carcerieri della Nazione annovererei Servizi Segreti deviati, Massoneria, Terrorismo e dulcis in fundo, l’Europa Unita dei tecnocrati a loro volta camerieri della Plutocrazia, l’alta finanza mondiale.
Per quanto ci siamo illusi, la vera libertà non l’abbiamo mai assaporata, non la conosciamo e forse la temiamo addirittura, come tutte le cose ignote. Abbiamo scelto di vivere sotto l’ala protettiva ma coloniale degli USA, di far parte della NATO come se fosse un privilegio, mentre di fatto siamo solo un deposito di armi nucleari per conto terzi. Dobbiamo dichiararci nemici dei nemici dell’ America anche se questi non lo sono per noi e per giunta uno spocchioso quanto “Cafonal” Trump, Presidente neoeletto per errore, viene a battere cassa, a ricordarci che da qualche anno non paghiamo la rata del “privilegio” di un posto nella NATO.
Come tutte le puttane, l’Italia tira a campare nella paura del vero cambiamento e questa paura la sta consumando. Come una bella donna, il Bel Paese è da sempre ambito e attenzionato dal mondo intero. Attenzioni che di fatto sono campagne offensive scadenziate, tese alla conquista di qualche pezzettino di cotanta bellezza. Bello e dannato, il nostro Paese va avanti per inerzia da circa due secoli, tra l’illusione del boom economico, l’inculata dell’Euro e le deportazioni di massa mirate alla sostituzione etnica che ha svalutato e poi annientato ogni nostra conquista.
Eppure non dovrebbe essere tanto complicato liberarci di tutti gli elementi che tirano la volata allo straniero. Specialmente in questo momento che l’Europa Unita e l’Euro si sono rivelati fallimenti di una portata ciclopica e che gli USA sono ormai un Impero decadente che non vuole arrendersi al proprio destino, al ruolo secondario al quale è relegato da altre potenze emergenti. Basterebbe consegnare lo scettro del comando a menti libere da servilismi, potere personale e legami con ambienti oscuri. Un taglio netto con il passato, senza passaggi di incarichi e obiettivi da un Governo al successivo, che hanno da sempre dato continuità alle mire delle lobby e alle esigenze degli amici degli amici.
Sono proprio questi la rovina dell’Italia. Certi amici è meglio perderli che guadagnarli, ma è anche noto che gli italiani, brava gente, senza amici non sanno vivere. Hanno paura di una vita senza amici, pur essendo consapevoli che di amicizia si può anche morire.
ddl

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