Porte Aperte alla FIAT
Porte aperte
sempre e comunque alla famiglia Agnelli da parte del Governo italiano. Da prima
dell’avvento del Fascismo gli Agnelli sfruttano aiuti statali che di fatto
hanno determinato la creazione di un gigante globale dell’automobilistica e non
solo. Col pretesto dei posti di lavori “Dispensati” dalle fabbriche nel Bel
Paese, posti di lavoro che comunque le fabbriche avrebbero assorbito, la FIAT è stata sempre
associata ad un salvatore della Patria, un meccanismo che dall’alto della sua
bontà ha sollevato dalla fame centinaia di migliaia di famiglie. In realtà il
gruppo FIAT negli anni è stato una specie di collocamento ripagato dai vari
governi, un datore di lavoro che assume con l’aiuto degli incentivi di Stato e
che intanto fa profitto e cresce. Ma quando la realtà imprenditoriale italiana
ha aggiunto livelli insostenibili, la FIAT ha salutato baracca e burattini e ha
delocalizzato, di fatto è scappata lontana del seno che per oltre un secolo l’ha
nutrita. I nuovi capitani d’industria, gli Elkann con a capo il nostromo Marchionne,
hanno traghettato le aziende verso lidi più sostenibili, verso terre lontane
dove la tassazione è ragionevole, lasciando in braghe di tela il Governo italiano
e tutti gli operai, già precedentemente ricattati sui contratti di lavoro.
Un Paese normale avrebbe marchiato la combriccola quanto meno come opportunista
e nutrito qualche sentimento non proprio amichevole verso la stessa. Ma siamo
in Italia, dove i delinquenti sono tutti ben accetti e dove il buon Marchionne,
essendo sempre il benvenuto, merita gli onori di stato all’atto della firma di
un contratto di collaborazione tra ENI e FCA. Con orgoglio di Patria il buon
Gentiloni si è oltre modo vantato alla firma del contratto di collaborazione
tra le parti, tanto da dedicare un esercito di pennaioli e riflettori sull’evento.
In realtà la ricerca combinata da ENI e FCA riguarda la selezione di un carburante e di motori idonei al risparmio del 4% della già cartolarizzata CO2. Lo scopo è ottenere il monopolio mondiale di un sistema di propulsione alternativo all’elettrico, già criminalizzato perché parte dell’energia elettrica prevede ancora l’utilizzo di carbone. Non è affatto scontato che negli anni la ricerca non prevederà ulteriori aiutini di Stato, i risultati della ricerca italiana non avvantaggeranno il Paese ma sempre e comunque la FCA e noi italioti ancora una volta applaudiamo all’ennesima presa per i fondelli dei grandi dell’economia evasi all’estero, ma col vizio di rientrare a casa quando c’è da spremere il capezzolo della puttana Italia.
Il fiero Gentiloni in un Paese normale avrebbe dovuto firmare un contratto con la FIAT in segrete stanze e lontano dai riflettori, un po’ come quando riceve Soros o quando stringe un accordo sul CETA con Trudeau, vergognandosi o quanto meno interrogandosi sul parere del Popolo che potrebbe anche risultare ostile verso un clan di opportunisti. Ma siamo in Italia, dove tutto viene visto al contrario, dove l’ennesimo schiaffo al Popolo è un’occasione di vanto, un “Pride Day”, una furbesca manovra di propaganda elettorale.
In realtà la ricerca combinata da ENI e FCA riguarda la selezione di un carburante e di motori idonei al risparmio del 4% della già cartolarizzata CO2. Lo scopo è ottenere il monopolio mondiale di un sistema di propulsione alternativo all’elettrico, già criminalizzato perché parte dell’energia elettrica prevede ancora l’utilizzo di carbone. Non è affatto scontato che negli anni la ricerca non prevederà ulteriori aiutini di Stato, i risultati della ricerca italiana non avvantaggeranno il Paese ma sempre e comunque la FCA e noi italioti ancora una volta applaudiamo all’ennesima presa per i fondelli dei grandi dell’economia evasi all’estero, ma col vizio di rientrare a casa quando c’è da spremere il capezzolo della puttana Italia.
Il fiero Gentiloni in un Paese normale avrebbe dovuto firmare un contratto con la FIAT in segrete stanze e lontano dai riflettori, un po’ come quando riceve Soros o quando stringe un accordo sul CETA con Trudeau, vergognandosi o quanto meno interrogandosi sul parere del Popolo che potrebbe anche risultare ostile verso un clan di opportunisti. Ma siamo in Italia, dove tutto viene visto al contrario, dove l’ennesimo schiaffo al Popolo è un’occasione di vanto, un “Pride Day”, una furbesca manovra di propaganda elettorale.
Brett
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