Chiamatela come volete ma non “Politica”


Il disegno della Plutocrazia è ormai chiaro e inequivocabile.
Lo era molto meno nei primi anni 90, quando la vecchia Repubblica fu mandata in soffitta e soppiantata da una torma di gaglioffi che niente avevano in comune con il ruolo di “Statisti” del quale furono investiti.
Il piano diabolico era proprio questo, con un Berlusconi di troppo che non senza interessi personali, si mise di traverso rinviando di un ventennio la consegna del Paese nelle mani della Finanza e dei Lobbisti. Va bene tutto ma il nulla ideologico non si può chiamare Politica. Etimologicamente sarebbe l’attività relativa all’organizzazione e amministrazione della vita pubblica, l’arte di governare.
All’epoca il Cavaliere di Arcore si ritenne all’altezza, da buon imprenditore di Governare il Paese come una delle sue Aziende: l’Azienda Italia (Sue Testuali Parole). Nel contempo ci abituò alle farse e ai vari teatrini televisivi con tanto di Contratto con gli Italiani, amplificato dai soliti asserviti “Giornalai” governativi, quelli abilissimi nel dirigere la propria bandiera sotto il vento dominante, che in certi periodi di incertezze è (quella sì) una vera arte.
Un Paese svuotato della propria Classe Dirigente e affidato ad un manipolo di cialtroni, prontissimi nell’accomodarsi nelle confortevoli aule di Palazzo Chigi ma del tutto impreparati allo scopo, incompetenti e ignoranti ma preferiti dal Popolo a tutti coloro che legavano con il vecchio. Nel migliore dei casi ci ritrovammo dei tecnici (gli scienti carnefici) accostati ai teorici del rinnovamento (gli utili idioti). Erano e sono ancora oggi gli eredi di quelli che furono Governi guidati da uomini di Partito, legati bene o male ad un’ideologia, maestri nell’arte di governare, quanto meno in sintonia o consapevoli dei problemi dei cittadini e preparatissimi nello svolgimento delle proprie funzioni. Raramente sbagliavano il target di una misura di legge e se lo facevano erano coscienti di averlo fatto con un fine, uno scopo. 
Questi che oggi chiamiamo Politici sono molto più affini ai personaggi della Repubblica di Masaniello. Si svegliano al mattino con un’idea strampalata, magari partorita nel sonno e nella collegiale ignoranza cercano di attuarla, anche se stride con gli interessi e le esigenze del Paese, dal quale risultano perennemente scollegati. Oggi vanno avanti leggendo le proiezioni statistiche, è quello il solo metro che conoscono, ovvero la previsione della durata dell’incarico. Somigliano un po’ tutti ai vari Colonnelli che si sono alternati al vertice delle oligarchie funzionali agli Usa nell’America del Sud, sempre proni ai loro creatori e protettori, sempre pronti ad avversare la Patria e il Popolo, nel solo interesse personale e degli americani. I “Conti Ugolino” degli anni nostri.
Quanto aveva ragione Andreotti affermando che “Il solo Politico ladro è un Politico incompetente”? Stiamo a litigare sui vitalizi perché giustamente assegnati a popolani improvvisati statisti. Uno statista vero varrebbe il prezzo del vitalizio, dello stipendio, delle tangenti e di tutti i privilegi che comunque vengono erogati ma alle persone sbagliate. Quanto paghereste oggi un Craxi o un Andreotti o un qualunque altro ladro ma capace di produrre, tutelare e condurre il Paese fuori dalla tempesta?
L’eliminazione della classe dirigente tramite il sistema della Giustizia ad orologeria, senza consentire il rinnovo della stessa, fu un atto criminale, quello sì da riportare negli annali storici. Un Paese così non vedrà mai una ripresa ma solo il fondo e quando ci accorgiamo di averlo toccato e speriamo di risalire, ci rendiamo conto che c’è un fondo ancora più fondo, al quale siamo destinati.
Ci ostiniamo a chiamare “Politici” personaggi carnevaleschi come Renzi, Berlusconi, Verdini, Valeria Fedeli, Gasparri, a tenere Alfano, Poletti e la Lorenzin a capo di importanti Ministeri. Per non parlare di omuncoli ridicoli come Razzi, Scilipoti, Fiano, Romano, Boschi, personaggi che al massimo potrebbero pulire gli scanni del Parlamento in un Paese normale. Ma sono i nostri politici. Se ci attendiamo una ventata di cambiamento da un Movimento di giovanotti capitanati da un comico o dai discendenti della Lega Nord, siamo veramente messi male (Parole testuali di Grillo nel 2010). Anche se andassimo a votare domani, ovviamente con una legge di comodo che consenta a questi stessi di riproporsi, a chi mai potremmo chiedere miglior sorte? La classe dirigente, quella vera e competente dov’è? Non è solo con l’onestà che potremmo uscire dalla fetida palude nella quale ci hanno gentilmente accompagnato. Serve competenza, preparazione, scaltrezza politica, vedute lungimiranti in un panorama sempre più mondiale. Non abbiamo gente così e nemmeno qualcuno che gli somigli vagamente. Tra impresentabili, collusi con Mafie e lobby, dilettanti allo sbaraglio e uomini di sola buona volontà, non vedo come una eventuale futura legislatura, che già si presuppone monca perché certamente non avrà una Maggioranza, possa risolvere la questione italiana.
Non ci resta che piangere, seguire le nostre sorti già segnate. Ma almeno consentitemi, evitiamo di prenderci a pugni nello stomaco, questi “Cosi” non chiamiamoli “Politici”. Per amore almeno della lingua troviamogli un’identità, un nome per individuarli, sdoganiamolo in collaborazione con l’Accademia della Crusca e assegniamoglielo.

Daniel Wilde

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