Dalle pinne e dalle cozze si ricava l'oro del mare.
Il Bisso è una fibra tessile ricavata da filamenti secreti da molluschi bivalve. Una fibra pregiatissima apprezzata fin dall’antichità e da sempre parte delle decorazioni su tessuti altrettanto pregiati, destinati a Re ed Imperatori. Più prezioso dell’oro Il bisso, “il filo dell’acqua”, impercettibile al tatto, evanescente, forte e luminoso non si vende e non si compera. Il suo valore oggi è inestimabile per due motivi.
1) Il Bisso più prezioso è secreto dalla Pinna Nobilis, un mollusco in estinzione e protetto.
2) Non esistono artigiani in grado di lavorarlo. Pare sia un mestiere ormai trapassato.
L’ultimo artigiano che lo fa si trova a Sant’Antioco, in Sardegna. Si chiama Chiara Vigo, ha 63 anni e nutre un amore autentico per questo prodotto naturale. Ha dedicato la sua stessa vita alla lavorazione del bisso, avendolo appreso dalla nonna. Chiara pattuglia la spiaggia di Sant’Antioco, specialmente dopo le mareggiate per trovare qualche groviglio di bisso che il mare di sovente spinge a riva. Lo asciuga, lo lavora, ne ottiene un filato che poi farà parte di una sua opera oppure verrà tessuto a telaio per ricavare pochi cm di un tessuto pregiatissimo. Lo fa con immenso amore, addirittura canta e prega con parole che le ha trasmesso la nonna. Parole magiche che legano il sentimento all’oggetto in embrione. Non ha mai nemmeno pensato di farne un mestiere, non ha mai venduto nemmeno uno dei suoi pezzi unici, semmai ne ha donato alcuni a qualche museo al solo scopo di esporlo per mostrarlo al Mondo. La sua stessa abitazione è stata trasformata in un Museo perenne, sempre aperto al pubblico, al quale si accede gratis. Ma come tutte le cose che non offrono lucro, l’amministrazione locale non fa niente per aiutarla nell’iniziativa, al punto che Chiara vorrebbe andar via, anche perché morosa e sotto ordinanza di sfratto. Molte personalità si sono espresse in suo favore spendendo l’influenza della propria immagine a sostegno della causa di Chiara. I riconoscimenti nel Mondo che non si contano e le manifestazioni di affetto, hanno dato pubblicità al problema, sollevando la questione anche a livello politico. Maria Grazia Cucinotta ha lanciato una petizione raccogliendo in poco tempo 20.000 firme e Manuela Serra (Senatrice del M5S) ha depositato un’interrogazione orale, urgente da sottoporre al Ministro Dario Franceschini. Tra l’altro il bisogno di trasmettere le sue conoscenze, ha mosso Chiara alla fondazione di una scuola che ad oggi conta dodici allevi da essa stessa scrupolosamente selezionati per trasmettere la sua unica quanto antica arte e la passione per il bisso ma anche la sua filosofia, il suo pensiero che non riconosce l’eventualità di un commercio derivante dal bisso. Chiara teme che la produzione del bisso diventi un giorno una fonte di commercio speculativo, ma al contempo non può permettere che i segreti della lavorazione del nobile filato muoia con lei. E’ molto combattuta ma intanto ha escogitato un sistema per estrarre il bisso dalla Pinna Nobilis senza ucciderla, semplicemente ripiantandola dov’era prima dell’estrazione. La validità del sistema è stata convalidata da tre Università.
I primi manufatti di bisso risalgono almeno a 5000 anni fa ma la sua popolarità deriva maggiormente dalla divulgazione da parte dei periti sulla consistenza del sudario di Manoppello, avvenuta pochi anni fa in seguito all’analisi del tessuto sul quale secondo la tradizione popolare di Sulmona, vi è impresso il volto di Gesù.
Anche i mitili (le cozze) secernono una sostanza simile ad un cordone, col quale si mantengono ancorate alla pietra marina. Volgarmente detto O’ Timballo se asciugato, lavorato e filato, potrebbe rendere ricco colui che ne acquisisca l’arte. Non sarà di qualità pregiata come il bisso della Pinna Nobilis ma certamente potrebbe rappresentare un tessuto raffinato ed esclusivo, ricavato per giunta dagli scarti del consumo delle cozze.
1) Il Bisso più prezioso è secreto dalla Pinna Nobilis, un mollusco in estinzione e protetto.
2) Non esistono artigiani in grado di lavorarlo. Pare sia un mestiere ormai trapassato.
L’ultimo artigiano che lo fa si trova a Sant’Antioco, in Sardegna. Si chiama Chiara Vigo, ha 63 anni e nutre un amore autentico per questo prodotto naturale. Ha dedicato la sua stessa vita alla lavorazione del bisso, avendolo appreso dalla nonna. Chiara pattuglia la spiaggia di Sant’Antioco, specialmente dopo le mareggiate per trovare qualche groviglio di bisso che il mare di sovente spinge a riva. Lo asciuga, lo lavora, ne ottiene un filato che poi farà parte di una sua opera oppure verrà tessuto a telaio per ricavare pochi cm di un tessuto pregiatissimo. Lo fa con immenso amore, addirittura canta e prega con parole che le ha trasmesso la nonna. Parole magiche che legano il sentimento all’oggetto in embrione. Non ha mai nemmeno pensato di farne un mestiere, non ha mai venduto nemmeno uno dei suoi pezzi unici, semmai ne ha donato alcuni a qualche museo al solo scopo di esporlo per mostrarlo al Mondo. La sua stessa abitazione è stata trasformata in un Museo perenne, sempre aperto al pubblico, al quale si accede gratis. Ma come tutte le cose che non offrono lucro, l’amministrazione locale non fa niente per aiutarla nell’iniziativa, al punto che Chiara vorrebbe andar via, anche perché morosa e sotto ordinanza di sfratto. Molte personalità si sono espresse in suo favore spendendo l’influenza della propria immagine a sostegno della causa di Chiara. I riconoscimenti nel Mondo che non si contano e le manifestazioni di affetto, hanno dato pubblicità al problema, sollevando la questione anche a livello politico. Maria Grazia Cucinotta ha lanciato una petizione raccogliendo in poco tempo 20.000 firme e Manuela Serra (Senatrice del M5S) ha depositato un’interrogazione orale, urgente da sottoporre al Ministro Dario Franceschini. Tra l’altro il bisogno di trasmettere le sue conoscenze, ha mosso Chiara alla fondazione di una scuola che ad oggi conta dodici allevi da essa stessa scrupolosamente selezionati per trasmettere la sua unica quanto antica arte e la passione per il bisso ma anche la sua filosofia, il suo pensiero che non riconosce l’eventualità di un commercio derivante dal bisso. Chiara teme che la produzione del bisso diventi un giorno una fonte di commercio speculativo, ma al contempo non può permettere che i segreti della lavorazione del nobile filato muoia con lei. E’ molto combattuta ma intanto ha escogitato un sistema per estrarre il bisso dalla Pinna Nobilis senza ucciderla, semplicemente ripiantandola dov’era prima dell’estrazione. La validità del sistema è stata convalidata da tre Università.
I primi manufatti di bisso risalgono almeno a 5000 anni fa ma la sua popolarità deriva maggiormente dalla divulgazione da parte dei periti sulla consistenza del sudario di Manoppello, avvenuta pochi anni fa in seguito all’analisi del tessuto sul quale secondo la tradizione popolare di Sulmona, vi è impresso il volto di Gesù.
Anche i mitili (le cozze) secernono una sostanza simile ad un cordone, col quale si mantengono ancorate alla pietra marina. Volgarmente detto O’ Timballo se asciugato, lavorato e filato, potrebbe rendere ricco colui che ne acquisisca l’arte. Non sarà di qualità pregiata come il bisso della Pinna Nobilis ma certamente potrebbe rappresentare un tessuto raffinato ed esclusivo, ricavato per giunta dagli scarti del consumo delle cozze.
Brett Sinclair
Commenti
Posta un commento