Il bello del Calcio. Quando l'immagine vale più dei piedi.


“Panem et circenses” dicevano i Romani., ovvero offrire al popolo il gioco come diversivo per non accorgerci o accettare passivamente i mali della società. Abbiamo bisogno dello sport come del lavoro, del cibo e del sesso ed ecco pronta l’offerta degli immancabili mercati ingigantiti intorno ad un’esigenza, un bisogno. In Italia lo sport nazionale è il Calcio e come tutte le cose italiane ha i suoi mali, ma sarebbe ingiusto indicare il Bel Paese come la sorgente dei mali dello sport.
Il Calcio al veleno non è una novità. Abbiamo vissuto storie di corruttele, partite truccate, ingaggi taroccati, giocatori extra comunitari con passaporti falsi, finte identità, arbitri Moreno, biscotti e tifoserie Ultras che ricattano i club. Pensavamo di avere visto tutto, quando nelle ultime settimane a sorpresa (e neanche tanta), l’ennesima sceneggiata di Agosto sta andando in onda allietando queste serate afose, quasi un fuori programma per colmare l’astinenza da calcio giocato, che ogni anno fa coppia con la canicola estiva.
Il giro di danaro legato al Calcio, che vede incrementi continui e spropositati, ormai sembra non stupirci più di tanto. I 13 miliardi di Lire pagati per l’ingaggio di Maradona che all’epoca ci fecero gridare allo scandalo, sono solo un ridicolo retaggio, rispetto alle cifre alle quali ci stiamo abituando negli ultimi anni. I cosiddetti top player che superano i cento milioni di € ormai si sprecano e le ripercussioni sull’intero mercato sono una conseguenza logica e anch’essa viziata. Il disgusto nasce nell’accettare una figura come il “Procuratore”, colui che fa da agente ai singoli calciatori.
Costui guadagna cifre impressionanti, in genere il 10% sulle transazioni finanziarie e sugli ingaggi dei propri assistiti. I procuratori sono figure che sguazzano nell’ambiente calcistico per storia personale, non hanno una cultura né meriti, se non quello di essere entrati precocemente nelle fila sportive in genere da allenatori di piccole squadre, per poi scalare il successo personale. Oggi Mino Raiola il Re dei procuratori, si calcola guadagni quanto un club di serie A. Faceva il cameriere nella pizzeria del padre e allenava una squadretta di calcio, dove egli stesso aveva tentato con scarsi esiti la carriera di calciatore. Con tutta la stima per Mino Raiola, non si può fare a meno di constatare quanto siano dannosi questi personaggi. Ricevendo compensi proporzionali alle cifre spese per la compravendita dei propri assistiti, è naturale che costoro facciano di tutto per fare in modo che le cifre lievitino. Intere campagne speculative atte all’alterazione dei prezzi verso l’alto, in barba alle quotazioni degli stessi club, che di conseguenza devono adattarsi alla spirale asfissiante della corsa al rialzo che come un domino, finiscono per alterare l’intero mercato.
Ma i procuratori per quanto abili, non sarebbero mai riusciti da soli a portare il mercato su cifre tali da costringere la FIFA ad invocare il Fair Play finanziario.
Fair Play prontamente raggirato come nel caso Neymar in questi giorni. Mettendo nelle sue stesse tasche la bellezza di 250 mln di € quale frutto di una taroccata campagna promozionale alla sua immagine, onde consentirgli di pagare in prima persona la clausola rescissoria a nove cifre, il miliardario qatariota Nasser Ghanim Al-Khelaïfi sta portando il gioiellino brasiliano al PSG.
Premesso che i calciatori in fondo sono dei ragazzi che, per quanto viziati dai redditi dorati che il mercato gli offre, hanno ancora un cuore sportivo. Un cuore che gli smaliziati addetti ai lavori, puntualmente rapiscono. Tentandoli con cifre al rialzo, con il sogno del club più importante grazie al quale riempirebbero il proprio Palmares, inducono questi ragazzi a commettere vere e proprie carognate verso la tifoseria che li ha osannati e verso il Patron della squadra che li ha scoperti e resi grandi. Ricordiamo il caso Higuain dell’anno scorso, come Dani Alves oggi ma in generale tanti giocatori che sono diventati negli anni dei veri e propri mercenari. Zlatan Ibrahimović, Fabio Cannavaro, Ronaldinho, Figo, Vieri, Tevez, Altafini e tanti altri. credo che si lavassero la coscienza con la scusa della loro breve vita calcistica. Dal momento che in genere la carriera agonistica di un calciatore finisce intorno ai 35, tanto vale portare a casa il più possibile. I campioni veri, campioni nel Calcio e nella vita, in genere lo fanno qualche anno prima di appendere le scarpette al chiodo. Dopo aver giocato in club importanti, sfruttano gli ultimi due anni di carriera magari tre, concedendosi quale capriccio sportivo a club ricchissimi ma dall’assoluta mancanza di prestigio. Negli anni scorsi calciatori come Del Piero, Chinaglia o Beckham finivano negli USA e in Australia, dove il calcio era ancora in embrione ma rosicchiava grosse quote agli sport nazionali. Oltre a giochicchiare ancora qualche anno, fungevano da veri e propri ambasciatori del Calcio e servivano a promuoverne la diffusione.
Il male assoluto oggi è rappresentato dallo strapotere economico della Cina. I Cinesi possiedono capitali impossibili da quantificare e sono sempre in giro per il Mondo a fare shopping, ad investire anche in settori a loro alieni. Uno tra tutti il Calcio. Le cifre con le quali stanno rompendo il già compromesso mercato sono indicibili. Cifre con le quali comprano interi club in loco (vedi Inter e Milan, una formula già collaudata dagli arabi che posseggono i maggiori club francesi e inglesi) o portano in Super League campioni come Morata o super pippe come Zaza, un mediocre che deve la fortuna dell’ultramilionario ingaggio nel paese del Sol Levante, al ridicolo balletto col quale prese la rincorsa per calciare il rigore che poi mandò in tribuna, durante gli scorsi Europei.
Per i cinesi non è necessario il piede educato del campione, loro contano sull’immagine per trarne pubblicità, dal momento che la cultura calcistica non è un piatto Zen (i cinesi non capiranno mai una mazza di calcio). Come ben sappiamo la forza dell’immagine proviene anche e forse più da un episodio particolare, magari risibile avvenuto in un contesto mediaticamente rilevante quali gli Europei di calcio, che non in una serie di finte, gol o assist spettacolari ai quali assistono pochi amatori, anche se competenti e dai gusti raffinati.
Il veleno del Calcio viene da Oriente. Mentre gli arabi almeno hanno il buon senso di metterci esclusivamente i soldi, lasciando fare ai professionisti il resto, i Cinesi hanno l’abitudine di metterci del loro, almeno per quanto riguarda i metodi speculativi, nei quali sono maestri.
Il veleno viene da Est e se lo aggiungiamo alle tossine tutte europee che legano il calcio a dinastie di miliardari industriali che per decenni hanno parassitato intere Nazioni e a procuratori senza scrupoli che pilotano uomini e mercato, viene da sé che il Calcio così come lo conosciamo, non avrà un futuro. Non finchè resta nelle mani in cui è finito, che del resto sono le uniche mani che possono permettersi il lusso di gestirlo.
Nel Mondo saranno una decina le squadre ultra ricche che possono comprare tutto e tutti. Squadre che a prescindere dai talenti in organico, hanno bisogno di vincere per ottenere un appoggio alle operazioni di marketing. Allora ci tocca constatare che non sempre vince il migliore, non sempre la fortuna (che fa parte del gioco) è cieca e che non sempre gli arbitri sbagliano con tutti allo stesso modo.
Nell’eterna quanto impari lotta del cuore contro il portafogli, ci tocca appurare che il vincitore è sempre lo stesso. Sempre o quasi, perché per fortuna anche se di rado, qualche favola diventa realtà.

Brett Sinclair

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