Reddito di Cittadinanza e Welfare: Ultimatum alla Casta.


Reddito di sudditanza, di Gigginanza, di Paranza e di Pagnottanza. E’ stato deriso e attaccato da tutti, nonchè emulato per quanto possibile, segno che nel campo del lavoro c’è molto da fare. Il REI, introdotto solo lo scorso anno dal PD, a fine legislatura, è un tentativo di imitazione a basso costo dell’operazione che è nelle idee del M5S da almeno 5 anni, anche se nella comunicazione i piddini ne rivendicano la paternità. Il REI o Reddito di Inclusione prevede più o meno lo stesso percorso, solo che l’assegno mensile di sostegno si aggira intorno ai 300 € ed è erogato su una Social Card. Ma le condizioni per accedervi sono talmente restrittive che ci rientrano forse i clochard, nemmeno i migranti.  Quello che è realmente interessante del comune progetto è il percorso di riqualificazione del disoccupato.
Oggi qualcosa del genere è già previsto dal NASPI, un assegno di circa 600 € del quale beneficia un lavoratore licenziato che abbia svolto la sua opera per almeno sei mesi continuativi. Un supporto economico, nel periodo che il lavoratore impiega per trovare un’altra occupazione.
I Centri per l’Impiego, sorti sulle ceneri di quello che furono gli Uffici di Collocamento, sono degli apparati pressoché inutili, un fardello a carico dello Stato. Così come sono impostati oggi, non hanno lo scopo di collocare potenziali dipendenti presso enti o aziende che cercano specifiche figure. Sono un enorme data base che funge più da registro di dati sensibili che un link tra domanda e offerta.
Il Governo ha ceduto ai privati anche questo servizio, ufficialmente perché troppo gravoso, ma contestualmente continua a tenere aperti degli apparati inutili. Invece mai come oggi, una regolamentazione per priorità di iscrizione, età, competenze o stato sociale, sarebbe indispensabile. Il Liberismo sfrenato ci ha condannati ad accettare lavori saltuari e dalle peculiarità diverse, fino alla veneranda età di 67 anni. Nel frattempo, anche per posizioni generiche e non specialistiche, le aziende richiedono esperienza o addirittura patenti e attestati rilasciati su frequenza lunga anche diversi anni, da enti o privati sorti allo scopo. Un business a discapito degli già sfortunati disoccupati, a tutto vantaggio dei soliti amici. Questi corsi di riqualificazione sono a carico dell’utente che ne richiede l’iscrizione. La Regione contribuisce con un Voucher che copre parte dei costi, inoltre un eventuale soggetto interessato, dovrebbe iscriversi ad un determinato corso fidandosi del proprio intuito, pur servendosi del proprio portafogli. Per esempio, un chirurgo potrebbe trovare lavoro come “Magazziniere” ma potrebbe aver bisogno della patente da mulettista del costo di circa 120€. Un Ingegnere potrebbe dover valutare un’opportunità da macellaio, ma anche per quello è necessario un attestato della durata di 6 mesi ed un costo di 1200 €. Lo stesso vale per i conciatori, i giardinieri, le badanti (che nel frattempo sono diventate OSS), i conduttori dei cavallini rincoglioniti che portano a spasso i ragazzini a passo d’uomo e gli shampisti. Una miriade di offerte di corsi di riqualificazione, allegramente organizzati (tanto paga Pantalone) da privati che hanno fatto della disoccupazione il proprio business.
Il Reddito di Cittadinanza affronta appunto la complessità dei problemi che si nascondono dietro al semplice termine “Disoccupato”. Innanzitutto un costo deve sostenerlo anche il Governo, affinchè tale problema venga risolto quanto prima. Se un disoccupato non costa niente, può anche rimanere tale. Per una eventuale riqualificazione serve un tutor, qualcuno che affianchi il malcapitato, guidandolo nei diversi e peculiari percorsi tanto dissimili e di difficile interpretazione.
Se i Governi appoggiano la globalizzazione a spada tratta, si devono sobbarcare i costi, almeno in parte di quello che è il risultato del tritacarne sociale.
Chi ha una memoria non troppo corta, ricorderà come nacque l’idea del reddito di cittadinanza. Ne parlava già Grillo prima ancora di fondare il M5S. La sua intuizione prevedeva un reddito minimo ai cittadini che perdono il lavoro perché in esubero rispetto all’automazione, alla mano d’opera a più basso costo o alle politiche aziendali speculative. Se un Paese può permettersi di licenziare dipendenti, vuol dire che può farne a meno, per cui i cittadini “in esubero” possono essere pagati anche senza lavorare. Questa fu l’idea in embrione, partorita in tempi poco sospetti e via via studiata e modificata. Io non so se e in che modo i grillini governeranno realmente, dal momento che in Italia non basta il 31% dei consensi per guidare il Paese, ma l’idea stessa di apportare modifiche all’attuale sistema di ricollocamento, è la principale delle priorità. Magari i termini non saranno quelli previsti nel disegno di legge che i grillini hanno molto prematuramente ipotizzato, ma anche se in misura molto ridotta è d’obbligo istituire un’apparato che realmente si preoccupi di coordinare le sorti degli sfortunati ex lavoratori, che attualmente sono in balia del fato e delle conoscenze personali.
Ai dipendenti licenziati va aggiunta una percentuale di inoccupati che risulta praticamente invisibile a tutte le rilevazioni. Sono gli ex autonomi, coloro che avevano una partita iva e che una volta rinunciato alla libera professione, non risultando licenziati, non hanno diritto al NASPI e  non sono nemmeno contemplati tra i disagiati inattivi. Perseguitati dall’Agenzia delle Entrate che per almeno due anni consecutivi richiedono le prove cartacee della loro reale situazione, per poter distinguere i poveracci dai bancarottieri, si ritrovano a fare i conti anche con l’età anagrafica (50/60enni che non reggono il confronto con i giovani). Un inoccupato, che a tutti gli effetti è un disoccupato, o per definirlo ancora meglio, agli occhi dello Stato risulta come un adulto che non ha mai lavorato, ha l’obbligo di pagare tutte le tasse, imposte, ticket e gabelle varie, come un normale cittadino che percepisce un reddito.
I senza lavoro sono sempre di più, checché ne dicano i rilevamenti ISTAT. Sono un esercito impossibile da ignorare ormai, come si è ostinato a fare il PD fino ad oggi, rivolgendo le proprie attenzioni esclusivamente alle Lobby e all’elite finanziaria. La pseudo sinistra italiana ha preferito rinnegare le proprie origini, di fatto annientandosi a sua volta, pur di non ascoltare il grido di dolore e la richiesta di aiuto di coloro che sono stati dispregiativamente etichettati come “Populisti”. Questo oltraggio all’Umanità le sinistre europee lo pagheranno a caro prezzo e se ancora continuano sulla falsa riga dell’ignorare il problema pur di tenere in ordine i conti con l’UE, allora vedremo molto sangue scorrere sulle strade. Tutto quello risparmiato in anni di fede nel Populismo, romperà gli argini e diverrà un fiume in piena, incontrollabile e disastroso.
Anzicchè deriderlo, il Reddito di Cittadinanza o quello che rappresenta l’idea, anche se ridimensionato “s’ha da fare”.
Dal canto suo, il buon Salvini, le cui proposte politiche sono sempre lo specchio fedele delle esigenze del popolo, reclama una tassazione sostenibile. Anche questa è un’esigenza italiana, oltre alla iper burocrazia, alla Mafia e alla corruzione. Con una tassazione del 60%, il Bel Paese certo non attrae investimenti, anzi ne favorisce la delocalizzazione. Senza investimenti non si promuove il lavoro, dunque le politiche di Di Maio e quelle di Salvini forse non sono così distanti come vogliono farci credere. Unico nemico dei cittadini comuni e dell’economia reale rimane il buon vecchio PD, che continua a vivere di millantato credito, nascondendo la propria vera identità all’ombra di quello che fu il Partito della Sinistra storica italiana, ma del quale ne interpreta l’immagine al negativo.
Sbeffeggiando i populisti e dissacrando l’idea del Reddito di Cittadinanza, il PD sta cercando in tutti i modi di perdere quel 18% di consensi che ha raccattato. Se è vero come è vero che i cittadini hanno ormai imparato che la verità è l’esatto opposto di ciò che dicono, avrebbero già dovuto quanto meno zittire di fronte alla realtà. Invece ancora cercano di dissuadere i più polarizzando l’attenzione verso problematiche sì reali, ma secondarie rispetto al welfare di un popolo. Lo hanno capito tutti ormai, tranne loro.

Commenti