Il Dr. Google e la Scoperta del DNA


Progetto Genoma. Quello che coinvolse il Mondo intero e in 20 anni, anche grazie a corpose donazioni, ha vinto la scommessa con il DNA, finalmente mappato del tutto.
Patrimonio dell’Umanità, è già stato, è e sarà sempre più una fonte preziosa di informazioni circa la nostra esistenza, la nostra storia e le malattie verso cui siamo esposti. Il DNA è una scheda che raccoglie le informazioni su ognuno di noi. I geni in esso contenuti sono gli stessi per ogni essere umano, ma alcuni sono difettosi e generano malformazioni, malattie congenite o semplicemente una predisposizione ad ammalarsi di patologie varie, durante l’arco della vita, spesso in età senile.
Ma lo studio genetico è un mare magnum, un territorio enorme da esplorare. Per lo più si procede per casistica, confrontando un DNA di una persona sana con una ammalata di una certa malattia, confrontandone il genoma alla ricerca del gene mutato, responsabile di una specifica malattia. Va da sé che il DNA in quest’ottica assume un valore enorme. Quanti più campioni si posseggono, tanto più la ricerca può essere allargata e precisa. Per la legge dei grandi numeri, una pura questione di statistica. 

Questo ha dato il La alla nascita delle banche dati, organi ufficiali e patrimonio di tutti gli istituti di ricerca. I donatori appartengono alle più disparate categorie e acconsentono alla donazione tramite il consenso informato. Molto spesso un donatore fa fatica a capire l’importanza e la peculiarità che risiede nella donazione del proprio corredo genetico, ma in genere acconsente. I profili di DNA hanno assunto un tale valore che negli ultimi anni sono stati oggetto di furto, come nel caso della popolazione sarda, una delle più longeve e particolarmente studiata allo scopo di scoprirne il gene responsabile. I Sardi, specialmente nell’Ogliastra vivono a lungo, in salute e quasi non conoscono l’ipercolesterolemia o il diabete. Circa 25.000 campioni di DNA donati dai centenari isolani in nome della scienza e della salute comune, sono misteriosamente spariti qualche tempo fa. Si seppe poi che il furto fu orchestrato dallo stesso direttore del progetto, il professor Mario Pirastu, creatore della società Shardna, fino a qualche mese prima proprietaria del Parco genetico. E’ verosimile che il Prof abbia cercato di vendere il prezioso bottino alle multinazionali anglo americane che sostengono studi sul DNA per motivi speculativi. Già, perché il progetto originario è venuto a cadere nel momento in cui si è profilato il business ultra miliardario, capitanato dalle società della Silicon Valley. Quando c’è da mercificare qualsiasi prodotto, Google e Amazon occupano sempre i primi posti. La medicina predittiva, algoritmi che già oggi riescono ad allertare un soggetto predisposto ad alcune malattie, riesce a segnalare il rischio genetico in modo da intraprendere cure e diete preventive che spesso possono salvare la vita. Risale al 2006 la fondazione di “23andMe” da parte di Anne Wojcicki, moglie di Sergey Brin cofondatore di Google e del miliardario russo Yuri Milner. Società che offre test del DNA alla modica cifra di 200 $, fornendo una lista di eventi avversi o malattie a cui l’individuo è soggetto per sua natura e diete e terapie di massima da seguire per prevenirle.  Per quello che sappiamo oggi. Ma ogni genoma che perviene alla 23andMe va inserito nel proprio database che si arricchisce sempre più, e che apporta sempre più informazioni utili ad allargare lo spettro della ricerca.
Ma non finisce qui. L’utilizzatore del servizio, essendo tracciato vedrà il suo account di posta bombardato di pubblicità ad hoc, oltre a ritrovarsi i fedelissimi cookie banner, quelli che si aprono da soli sulle pagine internet e che non si sa come chiuderli, ad ogni consultazione on line. Inserzioni che pubblicizzano prodotti in linea con il proprio profilo, che consigliano centri medici specializzati piuttosto che specialità medicinali mirate alla specifica tendenza o patologia conclamata. Ultimamente l’iniziativa commerciale si è spinta anche nel settore veterinario. Nonostante il profilo genomico del cane sia incompleto, sono in vendita kit specifici pubblicizzati con lo slogan “Lui non può parlare ma il suo DNA sì”. Inoltre è lecito pensare, conoscendo i famelici quanto truffaldini operatori, che il consenso al trattamento dei dati personali che ogni cliente firma al momento della stipula del contratto di analisi del proprio DNA, che tali dati vengano anche rivenduti ad aziende che ne facciano richiesta. penso alle Società Assicurative o a tutti i potenziali datori di lavoro, che al momento della stipula di una polizza vita o di un'assunzione, saranno molto interessati al destino biologico della controparte.
Questa è l’ennesima dimostrazione che nessuna iniziativa per benefica o lodevole che sia, è al riparo dalla finanza speculativa che è sempre in agguato alla ricerca del business. I capitali dei quali dispongono, con i quali possono comprare tutti i Governi, spingendoli a legalizzare i più invasivi e invadenti progetti, garantiscono il raggiro di tutti gli ostacoli tecnici, etici, religiosi, morali e legali che un’operazione palesemente scorretta comporterebbe. Google è diventato dottore anche se non ha mai recitato il giuramento di Ippocrate e noi ancora una volta ci inchiniamo davanti a cotanta intraprendenza e spirito di iniziativa. Complimenti alla Silicon Valley e ai “Geni” della finanza speculativa, gli unici geni che non sono compresi nel DNA.
O forse sbaglio. Anche quelli potrebbero far parte del corredo genetico umano, magari risiedono nascosti in quella parte di DNA che sembra non codificare niente, quella parte che i genetisti definiscono DNA  spazzatura.

Brett

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