La guerra dei 10 anni


 Ridendo e scherzando, o meglio soffrendo e stentando, tra un Bunga Bunga e lo Spread, tra uno “Stai sereno Enrico” e l’avvento degli esodati, passando per il fallimento di qualche banca, centinaia di imprenditori suicidi e migliaia di aziende in bancarotta, sono passati dieci lunghi anni. Dieci anni in cui abbiamo avuto la fortuna di conoscere la famiglia Etruria e la media Borghesia di Rignano sull’Arno, Monti e i tecnici della Bocconi, che altrimenti nemmeno avremmo saputo che esistessero. Il tutto grazie a un Re Giorgio in forma smagliante che si scomodò a ritardare la sua meritata pensioncina pur di rimettere il campanellino nelle mani giuste. Abbiamo avuto l’ennesima conferma che il PD non ha più niente di Sinistra, ma soprattutto ci siamo accorti di come le Sinistre più che i partiti conservatori, reggano il gioco al Neoliberismo. Sono passati già 10 anni dallo scoppio di quella maledetta bolla finanziaria, quella che diede inizio a tutto. Una crisi finanziaria prima, economica poi, umanitaria di conseguenza, il conto di una truffa colossale consumata dai pochi falchi della finanza e puntualmente presentato ai cittadini del Mondo. La perdita dei valori ai quali eravamo abituati, la completa scomparsa di tutte le certezze che avevamo e della classe media in generale. Paesi consegnati nelle mani di un Ultraliberismo che per ora vive nell’illegittimità con la complicità di politici asserviti, ma che tende a legalizzare la propria illegalità, a renderla indiscutibile mettendo le sue sporche regole nero su bianco, con tanto di firma per accettazione dei nostri governanti, dei loro complici.
Dieci anni sono tanti e non è ancora finita, ma volendo fare un bilancio delle perdite ad oggi, in modo molto sommario possiamo dire che abbiamo del tutto perso la certezza dell’impiego e del sussidio in vecchiaia, la scuola e la Sanità, il Made in Italy violentato, la legittimità biologica dei sessi e le nostre stesse radici cancellate. In nome del massimo profitto noi stessi,  il popolo Italiano, dovremo scomparire. La sostituzione etnica è in corso, la nostra stessa terra sarà abitata da razze meno esigenti e più controllabili. Così una parte di noi diverrà un popolo errante alla stregua degli Ebrei e per chi vorrà o dovrà rimanere, lo farà accettando di venire relegato ad individuo marginale, senza diritti, senza voce, senza valore.
In questi anni siamo passati dal Berlusconismo che già era un’anomalia e il male stesso della Nazione, al Renzismo che è qualcosa di più. Non è difficile capire da dove viene fuori il personaggio e le intenzioni che lo hanno contraddistinto. Berlusconi portò avanti la politica delle privatizzazioni ma altre “riforme” venivano richieste all’Italia, cioè molte altre appendici dello Stato dovevano finire nelle mani dei privati e il Governo stesso avrebbe dovuto cedere buona parte del suo potere di controllo e legislativo.
La persona più adatta a svolgere la missione ricadde sul ragazzino di Rignano, figlio d’arte cresciuto in una famiglia democristiana di provincia, molto ben introdotto tra la classe dirigente e il tessuto imprenditoriale non solo fiorentino. Un bambino viziato, dall’indole competitiva e arrogante, tipica di quei bimbi che quando sono alle strette corrono da Papino ma che nei giochi di cortile non disdegna di barare o giocare di prepotenza pur di vincere, ad ogni costo e in ogni  gioco, ivi compreso la ruota della fortuna e ahimè anche in politica. Un soggetto che pur di disporre del potere avrebbe venduto la madre, per potersi esibire sotto i riflettori mondiali, scimmiottando leaders internazionali, avrebbe venduto anche il resto della famiglia. Dopo lo scippo ai danni di Letta, con la forza della propaganda ultramilionaria gentilmente offerta dalla cerchia degli amici di cui sopra, l’illusione della “Rottamazione” della vecchia politica, lo svolgimento del compito in classe. Il grande “merito” che va riconosciuto a Renzi è lo sbolognamento di leggi impopolari, dannose per il popolo e per il paese, la cancellazione di diritti conquistati in 40 anni di lotte sociali, fatte passare tra un sorriso e una mancetta, come un bene per tutti, riforme necessarie per affrontare la globalizzazione. Il tentativo di cancellare la parte scomoda ai mercati della Costituzione, fu anche quella un’operazione che nessun individuo sano di mente si sarebbe mai sognato di fare. Ma lui sì, e con lui il 40% del popolo italiano. Pur con tutti i trucchetti da Repubblica delle banane e con tutti i media a favore, bisogna riconoscere che per portare il 40% degli italiani a tagliarsi le palle da soli, non è impresa comune, resta dunque a mio avviso un successo anche se la proposta stessa non aveva nessun presupposto di vittoria.
In fondo il Renzismo è solo questo. L’arte di legittimare proposte auto lesive per il popolo, associandole a una serie di vantaggi da queste derivanti ma dalla tesi non dimostrabile. Non è da tutti, è necessaria una faccia da culo non indifferente, tale da respingere ogni impulso di vergogna riproponendosi il giorno dopo i vari sputtanamenti come se niente fosse successo. Il suo maestro, il Cavaliere di Arcore è stato forse meno virtuoso durante i suoi decenni di politica, ma lui era meno interfacciato con i plutocrati sovranazionali, era più autonomo. La sua vita politica era incentrata alla salvaguardia delle sue aziende e alla sua impunità, ma era da solo. Non giocava per tutto il mondo dell’economia e soprattutto la tresca era dichiarata. “Io governo per far sì che il Governo stesso non leda gli interessi miei e di tutti quelli che come me hanno bisogno di qualche aiutino”. Meno Stato più patonza.
Entrando in politica dichiarò guerra alla politica stessa, rimorchiando in Parlamento i personaggi più improbabili e grotteschi, segnando di fatto la fine della classe dirigente e guidando il Paese come se fosse una delle sue Aziende, l’Azienda Italia. Da Berlusconi in poi possiamo aspettarci chiunque in veste di Premier o di Ministro. Mafiosi, cubiste, stallieri, chiunque abbia la capacità di sedere senza pensare, assecondando le direttive del capo. Questo mal costume ha fatto del parlamentare un mestiere ambito ma alla portata di tutti, ma proprio di tutti. Tutti coloro che magari pagano al partito l’assegnazione della poltrona e una tassa mensile per l’affitto della stessa.
I nostri padri sono stati più fortunati di noi, avendo subito una semplice guerra. Tre anni di distruzione, di bombe, stenti, morti e macerie. Ma tre anni sono passati in fretta, le morti sono avvenute tra tutti i ceti sociali, non fu colpita una categoria in particolare come adesso, ci fu un rimescolamento del mazzo di carte. Dopo tre anni ritrovarono un benessere inatteso fatto di speranze e ricostruzione. A differenza dell’ondata di offensive economiche e finanziarie che distruggono più delle bombe e dei carri armati, loro avevano un nemico tangibile da combattere e ritrovarono la coesione e la fratellanza, anche se i prepotenti fecero il loro mestiere anche sotto i bombardamenti. Per noi è diverso, siamo imbrigliati in un vortice in discesa libera, non abbiamo armi per difenderci né un esercito per combatterlo. Il nostro esercito, il Governo è stato in toto assoldato del nemico stesso, alla pari di soldati mercenari, di individui senza Patria né padroni, senza regole e senza morale. Tutti uniti e coesi nel produrre azioni anti nazionali e anti popolari, con la sola preoccupazione di accontentare i loro padroni e riconfermare i loro incarichi con l’inganno e la manipolazione, con manovre tese alla cronicizzazione di uno status troppo comodo per rinunciarvi.
Questa non è una semplice guerra purtroppo, è una catastrofe. Siamo un bersaglio preso di mira da tiratori invisibili e onnipresenti, senza uno scudo protettivo e con il nemico in casa. Stiamo subendo senza possibilità di replica un’offensiva che ci sta logorando, ci sta consumando ogni giorno di più. Paradossalmente la soluzione sarebbe una guerra vera, una rivoluzione. Ma questa non è roba da italiani, sono cose da grandi.


Brett

Commenti