Meglio Enrico Mentana o il TG Niente?


E’ senz’altro uno dei giornalisti più apprezzati. Chicco Mentana, quello che lasciò la direzione del TG5, quello formalmente contrapposto al grottesco TG4 pro Berlusconi di Fede, a 10 anni dall’inizio dell’era politica del Presidente di Mediaset. Colui che intravedendo la perdita della sua autonomia professionale, si accasò al TG7, all’epoca di proprietà TELECOM. Come il grande Indro Montanelli che lasciò la direzione del “Corriere della Sera” e poi di “Libero” quando i quotidiani e gran parte dell’editoria passarono nelle mani del faccendiere di Arcore approdato in Politica. Montanelli, molto prima dell' Economist , riteneva Berlusconi « unfit to rule », inadatto a governare. Aveva una convinzione incrollabile: un giornalista non può lavorare per un leader politico. Se lo fa, diventa il suo portavoce, il suo portaborse o il suo portacenere (quanti tristi mozziconi professionali, in giro per l'Italia).
Anche Mentana da onesto professionista si fece da parte senza minimamente lasciar trasparire il proprio risentimento, ma evidentemente per le medesime ragioni. Il TG7 non era allora e non è tutt’oggi, all’altezza dell’omologo di casa MEDIASET in quanto a mezzi ed attrezzature. E’ perdente anche nei confronti di SKY e soprattutto della RAI, ma Chicco scelse proprio il TG7 per riformarlo e rinvigorirlo, accettando la sfida della conduzione di un’informazione libera da pressioni politiche e dal servilismo imperante nelle altre testate. Agli inizi del Millennio i TG RAI erano ancora lottizzati secondo lo schema classico dello scorso secolo, cioè il TG1 alla Destra (DC), il TG2 era di Sinistra, il TG3 parzialmente libero ma tendente a Sinistra. I TG 4 e 5 ovviamente pilotati da Mediaset e SKY TG serviva il padrone di turno.
La degenerazione dell’Ulivo in PD rimescolò le carte, dando alla Sinistra un’impronta amorfa e non più collocabile. Nel calderone del Partitone confluirono gli esuli di Partiti cancellati da “Mani Pulite” e di seguito si accomodarono i fuoriusciti anche dai nuovi simboli nati dalle ceneri della stessa, a cui seguirono volti più o meno presentabili rappresentanti le diverse lobby e associazioni. Un calderone contenente di tutto e di più, alla pari del Partito della controparte, Popolo delle Libertà prima, Forza Italia poi ma sempre Made in Arcore. Alla fine i due contenitori includevano una miriade di pseudo politici, affaristi accomunati dal nulla ideologico e dalle mire preoccupanti. La separazione delle ideologie dalla politica fu un progetto nato molti anni prima per far posto al dominio dell’elite composta dalla finanza internazionale, ma questo è un altro discorso, tra l’altro ormai tristemente noto a tutti. Rmane il fatto che, in seguito alle accozzaglie di Partito, il mainstream, l’ordine del giorno dettato dalla politica unificata, riguarda tutte le testate giornalistiche e network tv del MONDO. Come tutte le cose, anche il giornalismo inteso come fonte di aggiornamento è di proprietà dell’asse anglo americano della finanza e di conseguenza, chi pensava di ritenersi libero solo cambiando casa, si è ritrovato sotto la dittatura universale, sotto un potere assoluto che governa tutti gli ambienti, in primis l’informazione. Il Liberismo imperante ha vestito i panni della Sinistra un po’ ovunque ma i compromessi di Governo, coinvolgendo anche altre parti governative, generano un unico pensiero dominante che governa anche gli organi di informazione, una leva fondamentale nella conduzione del plagio dei popoli e nel controllo delle coscienze. Veicolare paure, teorie di pensiero, speranze e condanne. Questo il compito affidato ai mass media, ad ogni costo e a discapito della libera quanto veritiera informazione.
Enrico Mentana, il giornalista televisivo per antonomasia in Italia è uno che ha cercato di opporsi con tutti i suoi mezzi al diktat del potentato. Si è accasato in una emittente che garantiva più libertà delle altre ma che nel tempo, per motivi di sopravvivenza ha dovuto, suo malgrado cedere buona parte della sua autonomia. Ancora molto distante da bravi giornalisti trasformati in squallidi pennivendoli come Severgnini, Sallusti, Santoro, Lerner , Feltri a tanti altri, l’alternativa alla docile imparzialità di Chicco, sarebbe non averlo. Restare nei circuiti visibili comporta il sacrificio della propria libertà professionale, riuscire a riscattarla parzialmente è già un traguardo. Il filo sottile che segna il confine tra giornalismo indipendente ed editto Bulgaro è difficile da percorrere. Molto facile incappare in un incidente verbale che ne determinerebbe la gogna mediatica o peggio, l’oblìo.
Queste poche righe sono rivolte a tutti coloro che molto superficialmente collocano Chicco Mentana tra i pennivendoli al servizio del Potere e sono di invito ad un pensiero analitico di quanto esposto. A chi gioverebbe se non ci fosse? Vi piacerebbe se il buon Paragone conducesse ancora “La Gabbia” o preferite David Parenzo? Vi piacerebbe se ancora Milena Gabbanelli conducesse un “Report” con qualche dettaglio meno vivace o preferite i cartoni animati?




Brett

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