NAPOLI. Quel Ciuccio che corre più di Varenne
E’ un Napoli
bellissimo, solare, frizzante. Vince e convince, sbalordisce, impressiona e chi
cerca di giocare (ma solo per per pochi minuti) allo stesso ritmo, si infortuna
(i tre infortuni della Lazio non sono un caso) o perde la testa, cadendo in
frustrazione. Anche quando perde o pareggia ne esce a testa alta e con i
complimenti degli avversari (…e vorrei vedere…). E’ bello rivedere un Napoli competitivo
e temuto da tutti, dopo decenni di sofferenza, dopo il fallimento che la relegò
in serie C e anni di purgatorio in serie B. Dopo i tanti Presidenti o presunti
tali che si sono proposti, siamo finalmente guidati da un Presidente che oltre
al portafogli ha un occhio anche per la maglia e per la sua città. Sono passati
10 anni da quel 16 Giugno del 2007, quando lo 0-0 tra Genoa e Napoli riconsegnò
due grandi del passato alla massima serie e ben 27 dal secondo e ultimo
scudetto, targato Maradona. Troppi anni ad aspettare un riconoscimento
ufficiale, a sperare che nonostante lo strapotere della solita Signora e dei
soldi di qualche altra Società, al Napoli venisse assegnato quello s……o (non si
nomina) troppe volte scippato e non sempre con mezzi leciti. Le interferenze di
grandi Club sono continue e inquinano lo spogliatoio. Lo hanno fatto negli anni
scorsi appena qualche semisconosciuto, arrivato a Napoli ha imparato il Calcio
vero trasformandosi in un Campione. Evidentemente, a prescindere dall’allenatore,
il sacro manto erboso del San Paolo, quello santificato da San Diego, fa
miracoli. Abbiamo assistito all’addio di Lavezzi, Cavani, Higuain, oltre a
quello di Fabio Quagliarella, avvenuto per altri motivi. Troppi i soldi che
girano a certi livelli, troppe le tentazioni, logiche le conseguenze. La vita
calcistica di un giocatore è breve ed è naturale che badi a guadagnare il più
possibile. In genere è così, tranne rare eccezioni. Ho apprezzato moltissimo la
decisione della squadra, che quest’anno
ha deciso di rimanere unita e compatta, turandosi le orecchie al richiamo dei
soldi e ai capricci di qualche compagna/moglie. Tenuto conto che la squadra
conta solo due italiani e che calciatori esteri potrebbero benissimo assumere
un atteggiamento più mercenario, il vederli uniti in un pensiero unanime è
stato quanto di più Napoletano potesse accadere. Uniti per restare e vincere
insieme. Questa non è solo una squadra di professionisti, è il cuore di Napoli
che pulsa all’unisono e contagia tutti.
Vincere adesso è un obbligo. Se non ora quando? Non credo che il prossimo anno possa ripetersi il miracolo dell’unione a tutti i costi. Non credo che quest’anno ci sia una squadra che meriti di vincere lo s…o più del Napoli. Sarebbe un sacrilegio perdere questa occasione, specialmente per i non più giovani come me, che prima di crepare vorrebbero rivivere una certa emozione.
Allora vincere, vincere e ancora vincere, sempre e ad ogni costo. Qua adesso il tifoso sta zitto e parla lo sportivo, con qualche dovuto rimprovero che ha lo stesso sapore di un sacrosanto ceffone al proprio figlio quando sbaglia.
Purtroppo il Calcio è uno sport dove non si vince ai punti come la Boxe, ma vince chi segna un gol in più rispetto all’avversario, nè dobbiamo trasformarci negli "Harlem Globetrotter" del Calcio. Abbiamo assistito a serie impressionanti di vittorie da parte di altre squadre che esprimevano un gioco brutto ma efficace. Il gol di Ciruzzo Mertens (alla Maradona) non vale più del gol di stramacchio di Kalidou dell’altro giorno. Un gol è un gol, non è sempre necessario esprimere un gioco spettacolare. Non si vince uscendo a testa alta da una sconfitta e nemmeno da un pareggio. In certi casi sarebbe meglio uscire dal campo a testa bassa ma con i tre punti. Dico questo perché ho l’impressione (ed è stato il tallone di Achille del Napoli gli ultimi due anni) che la squadra si piaccia troppo e che cerchi troppo la giocata di fino, il gol spettacolare che magari non arriva e che invece sarebbe più probabile giocando “comme l’ha fatto à mamma”. Gli scorsi anni abbiamo perduto punti facili e preziosissimi con squadre mediocri, errori che abbiamo pagato caro e che non devono ripetersi se vogliamo consegnare quest’annata alla storia. Nessuno ricorderebbe il Napoli spettacolare del 2017/18 se non vincesse niente. Tirando le somme, per un motivo o per un altro, rispetto al gioco espresso per quantità e qualità, il Palmares del Napoli è troppo spoglio e non rispecchia la realtà. Per sfortuna, per aggiustamenti arbitrali o per il cedimento primaverile di una panchina troppo corta, il Napoli ha un credito con la sorte, un credito che adesso deve riscuotere.
Su questo blog non ho mai scritto di Calcio, se non per raccontarne la storia. In genere gli argomenti sono altri, ma questa la volevo dire. Sono cresciuto in Curva B, a pane e Maradona, amo il Calcio raffinato ma prima ancora amo Napoli e Il Napoli. Quest’anno siamo i più forti, non ce n’è per nessuno. Andiamo a prenderci quello che ci spetta di diritto.
Vincere adesso è un obbligo. Se non ora quando? Non credo che il prossimo anno possa ripetersi il miracolo dell’unione a tutti i costi. Non credo che quest’anno ci sia una squadra che meriti di vincere lo s…o più del Napoli. Sarebbe un sacrilegio perdere questa occasione, specialmente per i non più giovani come me, che prima di crepare vorrebbero rivivere una certa emozione.
Allora vincere, vincere e ancora vincere, sempre e ad ogni costo. Qua adesso il tifoso sta zitto e parla lo sportivo, con qualche dovuto rimprovero che ha lo stesso sapore di un sacrosanto ceffone al proprio figlio quando sbaglia.
Purtroppo il Calcio è uno sport dove non si vince ai punti come la Boxe, ma vince chi segna un gol in più rispetto all’avversario, nè dobbiamo trasformarci negli "Harlem Globetrotter" del Calcio. Abbiamo assistito a serie impressionanti di vittorie da parte di altre squadre che esprimevano un gioco brutto ma efficace. Il gol di Ciruzzo Mertens (alla Maradona) non vale più del gol di stramacchio di Kalidou dell’altro giorno. Un gol è un gol, non è sempre necessario esprimere un gioco spettacolare. Non si vince uscendo a testa alta da una sconfitta e nemmeno da un pareggio. In certi casi sarebbe meglio uscire dal campo a testa bassa ma con i tre punti. Dico questo perché ho l’impressione (ed è stato il tallone di Achille del Napoli gli ultimi due anni) che la squadra si piaccia troppo e che cerchi troppo la giocata di fino, il gol spettacolare che magari non arriva e che invece sarebbe più probabile giocando “comme l’ha fatto à mamma”. Gli scorsi anni abbiamo perduto punti facili e preziosissimi con squadre mediocri, errori che abbiamo pagato caro e che non devono ripetersi se vogliamo consegnare quest’annata alla storia. Nessuno ricorderebbe il Napoli spettacolare del 2017/18 se non vincesse niente. Tirando le somme, per un motivo o per un altro, rispetto al gioco espresso per quantità e qualità, il Palmares del Napoli è troppo spoglio e non rispecchia la realtà. Per sfortuna, per aggiustamenti arbitrali o per il cedimento primaverile di una panchina troppo corta, il Napoli ha un credito con la sorte, un credito che adesso deve riscuotere.
Su questo blog non ho mai scritto di Calcio, se non per raccontarne la storia. In genere gli argomenti sono altri, ma questa la volevo dire. Sono cresciuto in Curva B, a pane e Maradona, amo il Calcio raffinato ma prima ancora amo Napoli e Il Napoli. Quest’anno siamo i più forti, non ce n’è per nessuno. Andiamo a prenderci quello che ci spetta di diritto.
Brett
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