L'Orco, la Fanciulla Innocente e il Delirio del Pubblico
Ma guardatelo in
faccia. Antropologicamente ha i precisi connotati del gorilla, del maschio
alfa. Dell'ergastolano mandrillone che sodomizza i suoi colleghi meno
androgeni. Con quella faccia da porco pervertito, tutto pisello e niente
cervello, vorreste far credere al Mondo che nessuno ha mai dubitato della sua
signorilità? Non fosse altro che per i tratti somatici che a volte ma molto di
rado ingannano. Diciamo pure che ha fatto comodo a tante donnine, carine ma
senza santi in paradiso per accedere al magico mondo di Hollywood, dove invece
i santi servono e come. Sembra di rivivere le settimane scorse quando tutta Italia
si è indignata alla notizia che esiste il Baronaggio Universitario. Una doccia
fredda, un fulmine a ciel sereno. Fino ad allora nessuno lo sapeva.
Gli eccessi dei fratelli Weinstein erano ben noti in certi ambienti e il vizietto di Harwey in un certo senso era una manna dal cielo, una sorta di ufficio collocamento per il gentil sesso. Portavo ancora i calzoni alla Zuava quando era opinione comune che la maggior parte dei registi fosse gay e che il 90% degli attori fossero stati lanciati solo grazie ai propri sacrifici sessuali. Leggende metropolitane? Che dire di Tinto Brass? Giusto per rimanere tra i personaggi nostrani. Non ditemi che nessuno ha mai pensato che il buon romagnolo sia alieno a certe prassi. Sono fattacci che devono rimanere coperti per l’immagine stessa dell’attore o attrice che non oserà mai pubblicizzarli, pena la propria credibilità, affinchè non si dica poi che ha fatto carriera non perché bravo/a ma solo perché si scopava “quello”. Oggi Pupi Avati ha rivelato che una volta una donna gli “Offrì” la figlia minorenne. Voci di pedofilia giravano su Gianni Boncompagni ai tempi delle ninfette di “Non è la RAI” e il fatto che nessuno le abbia smentite purtroppo non scagiona l’immagine del caro Gianni, per i motivi di cui sopra.
Ma non solo al cinema Weinstein ha fatto comodo. Per forza di cose, per il trait d’union che lega il mondo del Cinema alla Politica, poichè era un discreto finanziatore. Colpisce che l’unica “Foundation” indignata sia stata la Clinton, quella che fa capo ad una famiglia che in scandali sessuali non è seconda a nessuno, che ha addirittura restituito i finanziamenti ricevuti. Una mossa politica certamente, che conta sull’amnesia del popolo e profuma di “Politically Correct”. Se la cronaca di questi ultimi giorni fosse l’ultimo film prodotto da Weinstein i protagonisti sarebbero tre. Il Mostro, un buono che deve fare i conti con la propria natura malefica ma a tratti generosa, le vittime che per lo più gli si offrivano ad interpretazione del ruolo, quasi fosse un provino e la platea bigotta e forcaiola che sfrutta l’occasione per indignarsi, per mettere in risalto le proprie qualità etiche e morali, anche queste finte come Giuda. Alla fine dei conti l’unico personaggio “Reale” di tutta la telenovela risulta essere proprio lui, l’Orco di Hollywood, che in questo suo ultimo film sta mandando "In Delirio" proprio tutti.
Gli eccessi dei fratelli Weinstein erano ben noti in certi ambienti e il vizietto di Harwey in un certo senso era una manna dal cielo, una sorta di ufficio collocamento per il gentil sesso. Portavo ancora i calzoni alla Zuava quando era opinione comune che la maggior parte dei registi fosse gay e che il 90% degli attori fossero stati lanciati solo grazie ai propri sacrifici sessuali. Leggende metropolitane? Che dire di Tinto Brass? Giusto per rimanere tra i personaggi nostrani. Non ditemi che nessuno ha mai pensato che il buon romagnolo sia alieno a certe prassi. Sono fattacci che devono rimanere coperti per l’immagine stessa dell’attore o attrice che non oserà mai pubblicizzarli, pena la propria credibilità, affinchè non si dica poi che ha fatto carriera non perché bravo/a ma solo perché si scopava “quello”. Oggi Pupi Avati ha rivelato che una volta una donna gli “Offrì” la figlia minorenne. Voci di pedofilia giravano su Gianni Boncompagni ai tempi delle ninfette di “Non è la RAI” e il fatto che nessuno le abbia smentite purtroppo non scagiona l’immagine del caro Gianni, per i motivi di cui sopra.
Ma non solo al cinema Weinstein ha fatto comodo. Per forza di cose, per il trait d’union che lega il mondo del Cinema alla Politica, poichè era un discreto finanziatore. Colpisce che l’unica “Foundation” indignata sia stata la Clinton, quella che fa capo ad una famiglia che in scandali sessuali non è seconda a nessuno, che ha addirittura restituito i finanziamenti ricevuti. Una mossa politica certamente, che conta sull’amnesia del popolo e profuma di “Politically Correct”. Se la cronaca di questi ultimi giorni fosse l’ultimo film prodotto da Weinstein i protagonisti sarebbero tre. Il Mostro, un buono che deve fare i conti con la propria natura malefica ma a tratti generosa, le vittime che per lo più gli si offrivano ad interpretazione del ruolo, quasi fosse un provino e la platea bigotta e forcaiola che sfrutta l’occasione per indignarsi, per mettere in risalto le proprie qualità etiche e morali, anche queste finte come Giuda. Alla fine dei conti l’unico personaggio “Reale” di tutta la telenovela risulta essere proprio lui, l’Orco di Hollywood, che in questo suo ultimo film sta mandando "In Delirio" proprio tutti.
Brett
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