La Start Up di Silvio B. Villa San Martino, dove tutto ebbe inizio.
Aveva grosse ambizioni il futuro Cav e aveva stretto alleanze di ferro che gli avrebbero consentito di superare ogni ostacolo legale, finanziario o veti della Mala. Ma tutto ciò nemmeno sarebbe bastato per arrivare tanto in alto. Come per tutto, nella vita ci vuole anche fortuna o almeno un’intelligenza tale da cogliere al volo un evento favorevole, un’occasione che non si ripete, un treno che passa una sola volta.
Silvio B. non difetta certo in intelligenza o scaltrezza. Quel treno passò quel 30 Agosto del 1970, lui lo riconobbe subito e decise di prenderlo al volo.
Quel giorno il Marchese Camillo Casati Stampa di Soncino, che in quei tempi viveva una profonda crisi depressiva, decise di togliersi la vita. Vedovo, con una figlia in prime nozze, si era risposato con Anna Fallarino che quel giorno decise di presentarsi con il proprio amante Massimo Minorenti con l’intenzione di ricattarlo in merito a delle foto compromettenti, in cambio delle quali avrebbero preteso un Mld di lire. Ma il Marchese Camillo, non ci pensò due volte, sparò prima alla moglie, poi all’amante e infine rivolse il fucile contro se stesso e fece fuoco. Era un pervertito il Marchese, amava fotografare la moglie durante rapporti sessuali con altri uomini.
La figlioletta Annamaria che già era rimasta orfana di madre qualche anno prima, divenne quel giorno unica ereditiera di tutto il patrimonio della famiglia Casati Stampa. Ma la bambina aveva solo 12 anni all’epoca e dovette avvalersi di un curatore per gli anni che ancora la dividevano dalla maggiore età. Il patrimonio consisteva in varie centinaia di ettari in Brianza, oltre alla Villa San Martino. Alla notizia Silvio B. grazie agli appoggi in alto di cui beneficiava, riuscì a far nominare Cesare Previti quale suo tutore ed amministratore, succedendo al primo già nominato dal Giudice, Giorgio Bergamasco il quale rinunciava perché nel frattempo diveniva Ministro in uno dei Governi Andreotti. A quel punto Previti aveva pieno potere sulla bambina, legale, economico e soprattutto di plagio nei confronti di una minorenne che aveva perduto entrambi i genitori in modo drammatico. Previti convince Annamaria ad accettare la generosa offerta di 500 Mln di Lire da parte di un prenditore interessato. Quella cifra sembrò insufficiente perfino agli occhi di una impreparata ragazzina, che per quanto ignara sui prezzi di mercato, era ben conscia dell’estensione delle proprie terre, della Villa e della pinacoteca di famiglia, che contava opere che da sole valevano certamente molto di più che una mezza miliardata dell’epoca. Villa San Martino era arredata con mobilio di pregiatissima ed antica fattura, la Cappella di Famiglia annessa era addobbata tra l’altro da una via Crucis di Bernardino Luini e tra i quadri di casa, uno in particolare oltre al valore intrinseco, generava nella ragazzina un valore affettivo particolare, probabilmente perché evocava chissà quali ricordi di infanzia. Ma Previti riuscì a persuaderla sul fatto che la vendita riguardasse la sola Villa San Martino la quale, sebbene valesse intorno ai tre miliardi, avrebbe apportato debiti per 400 milioni in tasse di successione, oltre a grattacapi e lunghissimi processi burocratici. Sarebbe stato dunque un affare disfarsi di una proprietà che a suo dire, sarebbe stato più un problema che un bene immobile. Inoltre le diede a capire che la biblioteca, la pinacoteca, il parco e gli appezzamenti sarebbero rimasti a lei.
Sfinita dalle continue pressioni, Annamaria cedette alla proposta che in realtà contemplava tutto il patrimonio, anche quello terriero e disgustata e provata dagli eventi, si trasferisce in Sud America dove tuttora vive, felicemente sposata ma non senza qualche rammarico. Non è una persona venale Annamaria, non tiene ai soldi ma comunque si è sentita depredata di un bene a lei spettante, un bene di famiglia che le avrebbe consentito un'esistenza agiata e di vivere la sua vita in quella che fu la dimora di famiglia, un patrimonio che le sarebbe spettato di diritto.
Ma i predatori, con quell’operazione gettarono le basi sul solido futuro delle aziende targate Berlusconi. La Villa e il parco divennero la dimora degna di quello che nel frattempo era divenuto l‘imprenditore più famoso d’Italia, i terreni agricoli furono il suolo dove poi sorse Milano 2. La furbata fu di frazionare i terreni in tante Srl ed assegnarli a ignari vecchietti malati di Alzheimer, pensionati dell’Ospizio della Baggina, per poi scioglierle e rilevarne le proprietà a transazione avvenuta. In tal modo la truffatrice palazzinara risultò essere Annamaria, che ignara di tutto viveva già in Brasile da tre anni.
Questa è più o meno la storia dell’inizio della fortuna di un palazzinaro qualunque col vizietto della truffa. I soldi che derivarono da Milano 2 rappresentarono l’investimento che permise la nascita di FININVEST e le varie scalate di altre società, insieme agli introiti provenienti dall’editoria e da fondi non tracciabili dalla oscura provenienza.
Non vi è traccia di quelle transazioni e il fattaccio oltre che ormai prescritto, si perse nell’oblio, prontamente cancellato da altri mille episodi coloriti e molto poco legali che hanno caratterizzato la vita del Cav. Ma qualche prova ci sarebbe ancora, i documenti delle transazioni furono portati in segreto in Brasile, nascosti nei piedi di un biliardino dalla signora Beatrice Rangoni Machiavelli, zia di Annamaria, che proprio non la manda giu. La stessa che si recò alla Villa per chiedere indietro almeno il quadro tanto caro alla nipote e che venne ricevuta da un tipaccio in canottiera che nel frattempo era stato nominato guardiano, stalliere, autista, e protettore. Un factotum, un certo Vittorio Mangano.
In seguito alla perdita del suo principale referente politico Bettino Craxi, conseguente all’operazione “Mani Pulite”, Silvio B. fu costretto a darsi alla politica, cosa che ancora oggi gli garantisce una sorta di immunità, grazie alla quale riesce a sottrarsi alla Giustizia, nonostante il suo curriculum giudiziario sia forse il più nutrito al mondo. La visibilità e la credibilità che gli derivano dalla semplicità con la quale può imporsi mediaticamente, gli consentono di giustificarsi agli occhi dei suoi elettori come il paladino della destra, scomodo alle toghe rosse e per questo perseguitato. Ma la realtà è che i reati del Cav. solo quelli noti alle cronache, sono difficilmente elencabili per numero e frequenza. Qualcuno ha provato a stilarne un elenco che però si aggiorna quotidianamente e quello definitivo lo avremo solo quando per motivi biologici, ne parleremo al passato.
Nonostante la sua scaltrezza e la schiera di principi del foro, strapagati in parte da lui, in parte dal Popolo, avendoli nominati Senatori anche se dalle parti di Montecitorio non si sono quasi mai visti, alcuni episodi gravi e incompatibili con la vita politica sono stati puniti con l’interdizione dai pubblici uffici e l’incompatibilità alla candidatura. Nonostante ciò persevera nell’identificarsi quale leader della Destra che effettivamente, alla pari della Sinistra non offre grandi alternative. In attesa del responso dell’Alta Corte di Strasburgo che spera favorevole, oggi è nel pieno della Campagna elettorale e promette contentini e mancette al Popolo. Un popolo che ancora parteggia per lui, incline alle amnesie, gli perdona i reati di falso ideologico, evasione fiscale, stragi, istigazione alla prostituzione e altri mille. Il popolo gli perdona tutto perché “Vuole” credere nel suo vittimismo, nonostante sia stato colto con la pistola fumante, lo sostiene perché le sue aziende danno lavoro a migliaia di persone, come se il lavoro fosse un favore concesso. Anzi dimenticando che almeno agli esordi, i lavoratori FININVEST erano trattati peggio di come oggi AMAZON tratta i suoi, con stipendi da fame e lettera di dimissioni nel cassetto, stilate prima di ogni assunzione.
Difficilmente la Corte di Bruxelles si esprimerà in suo favore, sarebbe veramente troppo, ma colpisce il fatto di vedere persone che dopo 20 anni di Berlusconismo che mirava solo a varare leggi difensive nei suoi personali confronti, con i problemi e lo stato in cui è ridotto il Paese, creda ancora che un soggetto così possa essere la risposta ad una globalizzazione che ci sta schiacciando. E’ patetico appurare la fiducia che certa gente ripone in un soggetto che deve rimanere in politica per non perdere il bottino delle sue piratesche scorrerie, che sarà costretto a divincolarsi in un ambiente che non gli è consono, verso il quale è addirittura avulso, sperando che tale soggetto possa avere a cuore il destino degli italiani.
Nell’eterna italica alternanza tra destra e sinistra, le macerie ancora fresche derivanti dagli ultimi anni di illegittimità governativa spartita tra Governi di Sinistra e un Governo tecnico, spetterebbero per tradizione al suo schieramento, ma per come siamo messi, il ritorno del Cav. per quanto improbabile, sarebbe il colpo di grazia per il Paese.
Ma al di la delle caratteristiche peculiari del personaggio Silvio B., grottesco quanto trufaldino, che ispira sentimenti discordanti ed inquina il panorama politico già di per sè disastroso, vale la pena ricordare la brutta storia che contribuì al decollo vertiginoso del personaggio, il cinismo che già allora dimostrò e la serie di trasgressioni e reati anche gravi, che costellano la vita di un personaggio che dice di essersi fatto da solo. E' vero che è partito da un gradino che proprio basso non era provenendo dalla Borghesia milanese, ma solo non è mai stato anzi lo ritroviamo sempre in compagnia del fior fiore di personaggi a vario titolo legati alla cronaca.
Per una cronistoria più dettagliata vedere qua.
Brett Sinclair
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