Svendita del Lavoro. Una speranza dalla Norvegia.


Da qualche mese Ryanair si sta accorgendo che una paga da fame si può anche rifiutare. Che anche in un periodo storico che vede il cartello mondiale della svendita del lavoro, quando sembra che lo slivellamento verso il basso sia inarrestabile e che grazie ad un andamento globale verso i contratti di somministrazione o false partite IVA, si riesca ad ottenere prestazioni sempre più a buon mercato, qualcosa può andare storto, che qualcosa può prendere una piega fisiologica, verso una più equa retribuzione, anche da parte di chi non te lo aspetti, da parte della concorrenza.
Col pretesto della crisi economica e grazie ad un atteggiamento univoco da parte della classe imprenditoriale, le paghe e i diritti contrattuali si sono indeboliti sempre più negli ultimi anni. Certe aziende più che altre, hanno sfruttato l’andamento del mercato, risparmiando fior di milioni sulla pelle dei lavoratori, costretti dalle esigenze a sottostare al ricatto del padrone, che intanto ha massimizzato gli utili. Le aziende più operose in tal senso sono proprio i giganti dell’Economia, coloro che hanno voluto la crisi e che più di ogni altro imprenditore, ne traggono beneficio. Sto parlando di aziende come Amazon, dove ai moderni schiavi dei magazzini mancano solo le frustate, oltre alla Coca Cola Inc., la Philip Morris, la cinese KYE e molte compagnie di volo low cost, come la nostrana Cityliner e l’ irlandese Ryanair, la cui fama è ben nota da anni. Hostess, steward e piloti pagati ad ore, ferie e malattie ovviamente non retribuite, corsi di formazione a spese dei lavoratori e ovviamente una lettera di impegno a non fornire informazioni sul trattamento economico che evidentemente è tanto vergognoso da mantenerlo segreto.
I balzelli verso il basso sono stati tarati negli anni fino ad ottimizzare il costo del lavoro ai minimi umani sopportabili, sottraendo a pillole mensili sempre più quote di benefit e diritti, oltre che di compenso vero e proprio.
Premesso che i bassi costi che caratterizzano queste compagnie hanno molto poco a che vedere con gli stipendi da fame che offrono al personale, che le tariffe basse sono dovute ad altre operazioni, il trattamento schiavistico è del tutto gratuito, è solo grasso che cola.
Ma per fortuna c’è anche chi punta sulla qualità, come la compagnia low cost Norwegian, che sta catturando piloti esperti e personale di volo dalle concorrenti compagnie canaglia, offrendo contratti quasi regolari.
Da qui l’esodo in massa e i relativi problemi per la compagnia di Michael O'Leary, che si traducono in centinaia di voli cancellati e svariati milioni da risarcire ai passeggeri, oltre che al dover sopperire alla carenza di personale che si fa sempre più imponente.
L’irlandese ha voluto tirare la corda fino a spezzarla, contando sull’ imperante disoccupazione, grazie alla quale avrebbe ottenuto mano d’opera quasi gratis, senza contare sul fatto che stava spremendo personale super specializzato, non facilmente sostituibile. Un pilota non è rimpiazzabile come un infermiere o un ragioniere o un coltivatore diretto.
Questa è una notizia tutto sommato confortante. Un riscatto del quale ha goduto una categoria in particolare, un precedente del quale le compagnie canaglia dovrebbero almeno tenerne conto. Sarà più difficile per i magazzinieri di Amazon o per i pony express, ma è ora di cominciare a giocare al rialzo. La prima lezione è in Norvegese, speriamo che le prossime siano in un linguaggio più comprensibile, magari anche in italiano.

Brett Sinclair

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