Echi di democrazia francese. Via giornalisti non graditi
I nomi diranno (Taddéi, Godin, Polony) poco in Italia: Frédéric Taddéi, anchorman di France Télévision (di Stato), congedato perché teneva talk-shows troppo “aperti” a intellettuali che non si devono invitare (Taddéi ha avuto anni fa uno scontro memorabile con un altro giornalista, Patrick Cohen, il quale sostiene: un giornalista ha diritto a tenere una sua lista nera di invitati). Taddéi è stato congedato, nonostante sia forse il miglior esempio di quel che deve essere un servizio pubblico, aperto alle opinioni alternative”
Due licenziati. Con Macron, un pensiero unico.
La Tribune, il periodico economico più importante di Francia, ha deciso di chiudere la sua sezione di macro-economia e quindi non ha più bisogno di Romaric Godin, che aveva il torto di riferire sulla situazione delle economia europea sotto egemonia tedesca in modo critico e competente, e mostrare gli arbitri di Berlino contro la Grecia.
Infine, Natacha Polony è stata licenziata da Europe 1, per la quale teneva una rassegna stampa seguitissima, ma troppo libera; e dunque esclusa anche da Mediapolis, che animava in tarda mattinata per la stessa tv. . In contemporanea, anche Paris Première, per cui la Polony teneva un talk show di successo, “Polonium – L’emissione des electrons libres” , ha deciso di fare a meno di lei. “Attualmente quindi non ho niente. Cerco lavoro”.
Il giornalista investigativo Hicham Hamza (fondatore del sito Panamza), è stato trascinato in giudizio per avere rivelato che “il Bataclàn era stato venduto” poche settimane prima dell’attentato “dal suo proprietario, partito per Israele: la famiglia Touitou”. Venduto l’11 settembre 2015, il massacro ebbe luogo a novembre. L’accusa contro il giornalista è di avere, con questa notizia, “provocato all’odio contro la nazione giudeo-israeliana” (sic).
M. Blondet
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