Elementare Watson, non si sfida il Mainstream. Mai.
Parliamo del Prof. James Dewey Watson, colui che insieme ai colleghi Crick e Wilkins, nel 1959 scoprirono il DNA nella sua forma a doppia elica e che per tale scoperta, furono insigniti nel 1992 del premio Nobel per la Medicina. Ma tanta e giustificata fama e benessere dovute alla scoperta più importante del secolo, per il prot. Watson sono durate poco. Appena 9 anni dopo il suo massimo momento di gloria, versava in una situazione economica a dir poco critica, al punto di essere stato costretto a vendere all’asta la sua medaglia del premio, per poter vivere. Vi ricavò 4,1 mln di $ ma avrebbe potuto negli anni, guadagnare anche solo con conferenze e dibattiti data la sua fama, ma venne isolato da tutta la Comunità Scientifica e non solo. Perché?Perché condusse uno studio sul quoziente intellettivo delle varie etnie, deducendone che gli ebrei-ashkenaziti e gli orientali hanno punteggi medi superiori a quelli dei bianchi europei, mentre gli ispanici e gli afroamericani ottengono medie inferiori. Come molti uomini di scienza, il prof. Watson non è molto portato per la diplomazia, è un uomo semplice e schietto. Durante un’intervista affermò molto spontaneamente che “i neri non sono intelligenti come i bianchi”, confortato dallo studio che poco prima aveva condotto. Ma la Società radical chic si sa, perdona poco ma non perdona mai tutto ciò che non è politically correct. Successivamente si scusò dicendo che è stato “stupido” da parte sua aver detto quella frase al giornalista, mentre avrebbe dovuto sostenere di aver espresso un giudizio scientificamente errato. La pezza fu peggio del buco ma un puro non concepisce certe sfumature. Lui probabilmente non si rendeva conto che quella frase che circolava pacificamente nei corridoi universitari, non doveva essere riportata tal quale in pubblico, anche se era frutto di una verità scientifica. Da lì l’isolamento, l’embargo, una vita privata degli onori che gli sarebbero spettati. Abbandonato anche dall’amico Crick che invece continuò la sua brillante vita da paladino della scienza, ad oggi è costretto ad una vecchiaia risicata e solitaria.Questa è storia vecchia che da spunto ad una riflessione sulla potenza del pensiero dominante, il mainstream che è capace di annichilire anche mostri sacri ai quali sarebbe da baciare il terreno su cui camminano, sull’altare dell' ipocrisia e del perbenismo.Negli anni 90 Stephen Jay Gould ripercorre la storia del razzismo scientifico e dei goffi tentativi di calcolare quell’entità sfuggente che è l’intelligenza. Fin dalla sua prima edizione “Intelligenza e pregiudizio” è stato accolto come una risposta sferzante a tutti coloro che hanno catalogato gli individui e le razze in base a presunte capacità intellettuali innate.Ma di scienziati come S. J. Gould sembrano essercene pochi nei posti che contano, e così attualmente nessuno mette in discussione il potenziale intrinsecamente discriminatorio dei test sul QI. Con una scelta contro corrente difendo quindi Watson per l’onestà intellettuale di aver detto pubblicamente quello che circolava negli ambienti accademici e rivolgo l’accusa di ipocrisia a tutti coloro che lo hanno messo alla gogna anziché mettere sotto accusa l’antiscientifico e razzista concetto di QI.Condanno allo stesso tempo Watson per due motivi: in primis per aver ritenuto scientifici i test sul QI, e in secondo luogo per non aver avuto il coraggio di difendersi mettendo sotto accusa il mondo accademico dal quale le sue affermazioni erano state tratte. Purtroppo Watson scelse invece di difendersi balbettando solo un tristissimo “sono stato uno stupido”.Sì, davvero uno stupido.
Brett Sinclair
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