Il clima, la CO2 e l’accordo di Parigi. Quando il business sostituisce il buon senso.






Il nostro pianeta è vivo e in continua evoluzione a causa del vulcanismo, di eventi catastrofici terrestri come terremoti e inondazioni, o extraterrestri quali la caduta di meteoriti. E ancora lo sviluppo nelle ere di organismi la cui respirazione o il consumo di risorse ha più o meno incrementato i livelli di ossigeno, CO2 o altri gas nell’atmosfera, che hanno poi prodotto estinzioni o nascite di nuove specie.
Ma la Terra, nella sua storia ha prodotto lunghe ere glaciali alternate a brevi periodi in cui il clima è quello che conosciamo. L’uomo non è nato con la Terra e non morirà con essa, ma molto prima. Questo è un concetto a noi quasi alieno, certamente a causa di credenze religiose e dall’influenza dei comitati di parte che dal problema climatico traggono benefici, ma è una realtà inconfutabile di cui tenere conto per ottenere una visione razionale dello status.
Sbalzi di temperatura sono stati anche repentini nel passato, basti pensare che 2.000 anni fa Annibale attraversò le Alpi con gli elefanti, certamente perché i ghiacciai non erano imponenti come oggi che registriamo una temperatura inferiore di 1,5° C rispetto all’epoca dei Romani, nonostante gli inquinanti atmosferici, tipici della modernità. Mini glaciazioni si sono verificate nel Medio Evo, un paio di secoli dopo e intorno all’anno 1000, oltre all’ultima vera glaciazione avvenuta da 10.000 a 20.000 anni fa. Io stesso ricordo che da ragazzino iniziavamo i bagni di mare non prima di Giugno, oggi si inizia molto prima, soprattutto al Sud. Nonostante il famigerato buco nell’ozonosfera, la temperatura dal 2000 al 2015 è calata di 0,2° C, ma dal 1.800 ad oggi si è verificato un incremento demografico del 700% e ad oggi abbiamo superato i 7 miliardi di individui, con conseguente incremento della CO2 antropogenica e quella secondaria, derivante dall’utilizzo di combustibili fossili derivati dal petrolio. C’è una grande confusione in merito allo stato di salute del nostro pianeta, ai danni procurati da sostanze inquinanti e aumento della temperatura globale, causa dello scioglimento dei ghiacciai e conseguente innalzamento dei mari. Le due cose non camminano di pari passo se non in minima parte. I periodi di glaciazione sono dovuti ai moti di rotazione terrestri di precessione e di nutazione che variano l’angolazione della Terra rispetto al Sole in un periodo di 40.000 anni, da un minimo di 21°,55’ a 24°,20’ (oggi siamo a 23.27) e in misura minore dai pulviscoli atmosferici che fanno da schermo ai raggi solari, provocando un effetto serra prima e la glaciazione poi, ma che potrebbero essere determinanti solo in caso di estremo vulcanismo protratto nel tempo.
Essendo la velocità di rotazione della Terra in fase calante, il suo asse di rotazione fa le bizze, come una trottolina che sta rallentando criticamente la sua velocità. Altra conseguenza sarà lo spostamento del Nord astronomico. Tra qualche milione di anni la stella Polare, che pure ha guidato la navigazione di tutte le generazioni marinaresche dell’emisfero settentrionale, non sarà più il riferimento del Nord, né lo sarà la Croce del Sud per l’emisfero Australe.
Il rimedio all’alta percentuale di CO2 è semplice, basterebbe utilizzare gas naturale come combustibile e salvaguardare la flora terrestre dai disboscamenti selvaggi oltre a preservare i mari, essendo le alghe il massimo organismo di conversione di CO2 in O2.
Paradossalmente, tra i grandi Paesi industrializzati sono proprio gli USA ad inquinare di meno, avendo negli ultimi anni sostituito l’utilizzo di derivati del petrolio con i gas naturali, che producono scarti di idrogeno. Il gas naturale è una risorsa praticamente infinita ma in Europa ha un costo cinque volte superiore che in America e le energie alternative sono ancora troppo care. Le politiche globali non vanno in questa direzione e mirano molto alle sanzioni amministrative, come un ulteriore gioco borsistico. Con la complicità di voci autoritarie, associazioni ambientaliste, cori Vaticani e Governi sedicenti virtuosi, si pone l’attenzione sul dito anzicchè sulla Luna e tutto questo si trasforma in una farsa gigantesca che alimenta un business, tanto per cambiare.
La decisione di Trump di astenersi dal Trattato di Parigi, se vista in questa ottica potrebbe avere una valenza diversa dalla solita polpetta preconfezionata che ci sta puntualmente somministrando il mainstream.
Come al solito è solo una questione di interessi economici. Perseveriamo con l’utilizzo del petrolio anche di fronte ad alternative sostenibili, che potrebbero essere anche economicamente convenienti e ci beviamo la storiella che la CO2 farà estinguere gli Orsi Polari, continuando nel frattempo ad ingiuriare il pianeta con i veri agenti responsabili dell’inquinamento dei mari e dell’atmosfera.
La Terra è vecchia di almeno 4,5 miliardi di anni e l’uomo è solo un incidente di percorso. Salvaguardando il pianeta proteggiamo noi e preserviamo il futuro ai nostri discendenti, per quello che rimane da vivere all’Umanità. Ma la Terra è molto più longeva, è inviolabile. Ha dalla sua il tempo che invece manca a noi. Seppure l’Umanità dovesse estinguersi per un conflitto nucleare totale, la Terra riprenderebbe una sua nuova bellezza in soli 10.000 anni, un battito di ciglia per un pianeta ma un periodo inimmaginabile per un’entità biologica.




Brett Sinclair

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