I terremoti sono tutti uguali, sono i tempi che cambiano


 Noi che quel maledetto 23 Novembre 1980, ci rifugiammo in auto sul lungomare perché al riparo da palazzi traballanti, non avevamo mai sentito parlare di tsunami. Secondo noi era poco probabile che un maremoto colpisse subito dopo un terremoto lo stesso angolo di Mondo. Oggi sappiamo che non è così, che se un terremoto avviene in mare, può seguire un maremoto. Per fortuna non fu così, il baricentro del terremoto fu in Irpinia.

Quel lungomare divenne casa mia per oltre una settimana, abitavamo comodamente in quattro in una 131 occupata anche da coperte, viveri e Ciro, il mio canarino. Ricordo la foto elettrica dell’esercito, un faro luminosissimo che riportò finalmente la luce e quei bravi militari che distribuivano latte caldo, acqua e biscotti durante quella che la mia acerba coscienza stava realizzando come una tragedia immane, una di quelle che per fortuna spettano ad una generazione su tre. Ero ancora troppo impaurito dalle scale di casa mia che sembravano fatte di corda per quanto oscillavano, come certi ponti nella giungla che avevo visto nei film di Tarzan. La scossa durò un minuto e fu di un'intensità spaventosa, magnitudo 6,9 (6,5 gradi Richter, X° scala Mercalli) e per tutta la notte e i giorni successivi centinaia furono gli ulteriori episodi dello sciame sismico di assestamento.
Le macerie, un odore di morte e di disperazione, gente che piangeva perché aveva perso qualcuno, l'allerta epatite e colera diramata dalla Sanità, mi fecero supporre che da quel momento Castellammare non sarebbe stata più la stessa. Nei giorni a venire tutti i provvisori inquilini di Corso Garibaldi (lato mare, anzi lato ringhiera del lungomare, la ringhiera degli innamorati) familiarizzammo, ci coalizzammo come si fa in questi casi per meglio affrontare un’avversità. Si aggiunsero poi gli ospiti dei vagoni delle FFSS ad aumentare la demografia del C.so Garibaldi, ad incrementare quella che divenne per una settimana, una famiglia. Mai avrei pensato di familiarizzare un giorno con “E’ Zingarielli”, una famiglia considerata border line ma che nella circostanza dimostrò la stessa umanità di altri, se non di più.
Passavo intere giornate a vagare tra le macerie del mio paese, con occhi increduli che stentavano a credere che qualche giorno prima al posto di  pietre e polvere c’era vita, gente, c’ero anche io.
Non so quanto bravi fossero stati i politici del tempo, probabilmente i soldi stanziati erano molti di più rispetto ad oggi, ma nel giro di un anno Castellammare risorse in tutta la sua bellezza (o quasi). Fu ricostruita in tempi brevi, ovviamente molti sciacalli ne approfittarono per arricchirsi e che ci fosse dietro il solito giro di appalti, mazzette e clientelismo ci venne spiattellato in faccia qualche mese dopo, quando l’assessore Cirillo, incaricato alla ricostruzione, fu rapito dalle BR.
A differenza di quanto NON si fece per Aldo Moro, per ottenere la liberazione di Cirillo si mobilitò l’intero Governo, compresi i servizi del SISDE e la NCO di Raffaele Cutolo. Era una pedina fondamentale, il cassiere della DC e depositario di tutte le operazioni pro-ricostruzione, dunque meritava la trattativa da parte del Governo.
La differenza tra il terremoto dell’Irpinia e quelli più recenti dell’Aquila e di Amatrice? Nessuna. Soldi girano oggi e soldi girarono all’epoca. A Napoli e provincia la ricostruzione bene o male fu fatta, dell’Aquila sappiamo di bottiglie di champagne che furono stappate a festa la sera stessa per festeggiare i finanziamenti che sarebbero arrivati e niente più, se non tante promesse puntualmente disattese e campagne elettorali sostenute dal politico di turno che con il caschetto giallo gira tra le macerie per essere paparazzato a sostegno della sua immeritata quanto farlocca reputazione di “Uomo della ricostruzione”.
Per una volta la DC, la Camorra e tutto l’indotto dei palazzinari della ricostruzione, furono più bravi dei politici attuali, corrotti allo stesso modo se non di più, forse se dopo 10 anni l’Aquila ancora respira polvere e macerie è solo perché gli attuali amministratori sono semplicemente inadeguati e incompetenti. Il tutto a riprova, se ce ne fosse ancora bisogno, che fuorilegge della prima repubblica quali De Mita, Andreotti, Craxi, forse oggi e nonostante tutto, sarebbero ancora da preferire a un Berlusconi, Grillo, Salvini e a tutti i compagni di merenda di Firenze. 

Brett Sinclair

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