FANTA...sia napoletana


Nel 1941 in seguito all’entrata in guerra, la Germania del Fuhrer interrompe i rapporti commerciali con gli USA. Il prodotto più rappresentativo, quello più consumato e che di conseguenza manca di più ai tedeschi è la Coca Cola. Un’esigenza incontenibile, la sete di bollicine color caramello che ancora oggi ci induce a pensare che tra gli ingredienti segreti della bibita vi sia qualche sostanza che induce dipendenza. L’urgenza di trovare un sostituto della Coca Cola indusse Max Keith, direttore tedesco dell’azienda americana a sviluppare in fretta e furia un intruglio a base di sidro di mele, siero di latte (scarti di produzione del formaggio), marmellata e frutta. In tempi di guerra anche questi pochi ingredienti erano difficili da reperire e la bevanda che ne risultò non aveva niente a che vedere con la Coca Cola, era amara e dal gusto tutt’altro che accattivante. Nonostante ciò, una buona campagna di marketing, l’assenza di alternative e un nome di “fantasia” permisero il lancio del prodotto, denominato appunto “Fanta”, dal tedesco “Fantasie” che vuol dire fantasia.
Incredibilmente la Fanta mantenne il mercato per oltre una decade, nonostante la guerra e nel 1955 fu lanciata la campagna commerciale in Italia.
L’imbottigliamento avveniva negli stabilimenti SNIBEG (Società Napoletana Imbottigliamento Bevande Gasate) presso Marcianise, di proprietà del Conte Ermelino Matarazzo il quale, resosi conto del pessimo gusto dell’intruglio, pensò di modificarlo aggiungendovi succo d’arancia e gas, creando così la Fanta che tutti conosciamo.
La formula gli fu suggerita da una sua amica, la Marchesa Bosurigi, titolare di un’industria di succhi di frutta di Catania, ma suo fu il design della bottiglia, dall’inconfondibile forma conica con zigrinature orizzontali, la “Ring Bottle”.
Il successo fu strabiliante e nel 1960 i diritti furono acquisiti dalla Coca Cola americana che ne fece un Boom mondiale.
Ancora una volta troviamo un napoletano dietro un successo mondiale, a correzione di un orrore tedesco. Chissà cosa ne pensano i nostri amici della Troika per i quali Napoli è solo spaghetti, pizza e mandolini. Magari l’estro napoletano potrebbe aiutarli a venire fuori dal casino che hanno combinato.

Brett Sinclair

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